Adesso puoi lasciarmi... addio

Adesso puoi lasciarmi… addio

Kolossal n. 47 dell’ottobre 1978
Soggetto: Stefano Reda – Regia: Paolo Brunetti – Fotografo: Gianni Cavicchia

Attori: Marina Coffa – Max Delys- Frank O’Neil – Adriana Rame – Gianni Medici – Kirk Morris – Gianfranco De Angelis – Gabriele Villa – Nando Sarlo – Franco Graceffa

Manca solo una settimana alle nozze di Sveva con Ermanno, entrambi giovani, belli e ricchi.

Ma il passato di Sveva bussa prepotentemente alla porta… Un poliziotto le chiede di identificare una persona che è stata trovata per terra in un giardino pubblico, con la sua foto ed il suo nome in tasca.

Adesso puoi lasciarmi... addio
Adesso puoi lasciarmi... addio

E’ un flash…. I ricordi tornano tutti insieme,  felicità e disperazione, ed un solo nome: Sebastian.
“Sebastian, che hai fatto di te? Chi ti ha ridotto in questo stato?”
Sveva non sa staccarsi da quel letto di ospedale.

Adesso puoi lasciarmi... addio
Adesso puoi lasciarmi... addio

Non ci capivo niente di tutte le cose che facevi, ma credevo nel tuo genio, nel tuo lavoro di forgiatore. Sono stati giorni felici, ore brucianti, minuti senza tempo, fra lo stupore dei robivecchi, quando cercavi l’ispirazione in quei cimiteri di cose inutili.
Si dormiva nel retrobottega, il letto era stretto, il materasso raspava la schiena, eppure non l’avrei scambiata quella branda, con il palazzo reale.

Adesso puoi lasciarmi... addio
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Ma nessuno ce li comprava quei capolavori, e non si batteva un chiodo, e qualche volta si pativa la fame. Ma quando riuscivo a sgraffignare qualche soldo a mio padre, che festa e che allegria, e come passavano veloci quelle ore a mangiare spaghetti e a discutere di arte.

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Sveva chiede al padre i soldi per far curare Sebastian in un Ospedale privato, ma il padre non ne vuole sentir parlare.

Sveva: Ragioni come un ottuso! Padre di Sveva: Ragiono come un padre che ha avuto per sua sfortuna una figlia pazza e sballata. Ed io, purtroppo, devo proteggerti da te stessa.  Sveva: Ti ho chiesto solo uno schifoso maledetto milione, per un poveraccio che sta morendo! Padre di Sveva: Ti abbiamo salvata, ti abbiamo aiutata, stai per sposare un ragazzo onesto, buono ed equilibrato. Il discorso è chiuso. Sveva: E invece è appena cominciato, papà. Non posso tollerare che Sebastian muoia come un cane, in una corsia d’ospedale.

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Sveva chiede ad Ermanno, il suo futuro marito, il milione che serve a Sebastian, ed Ermanno,  come sempre, si dimostra comprensivo e tollerante.

Sveva: Perchè ti sei ridotto così Sebastian? Sebastian: Tu non conosci il piacere sottile della disperazione.  Forse hai ragione tu, sono un fallito, uno che s’illude di essere un genio e che ha il terrore della realtà. Sono stato una bestia con te, e ti ho persa. Tutto, nella vita, si frantuma nelle mie mani. Sveva: Sapessi che tenerezza mi hai fatto… Tu, così rozzo e antiromantico, con la mia fotografia in tasca.

Comincia per Sebastian la terapia di disintossicazione…
Sebastian: Dottore, maledetto, dammi un po’ di roba, non resisto più. Dottore: E’ un ragazzo immaturo e crudele, per me è irrecuperabile.

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Il dottore telefona a Sveva, Sebastian se ne è andato, facendosi ridare i soldi del deposito dell’Ospedale. Sveva esce in fretta e ripercorre quelle strade per lei così familiari.
Sveva: Questo selciato, che non credevo di dover calpestare più. Ed è tutto morto, qui… il cimitero dei miei ricordi, delle mie illusioni, delle mie speranze.

Sebastian la ricatta, con la sua disperazione, per farla tornare con lui.
Sveva: Va bene, resto con te, a patto che butti via quella “roba”.

 

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Sveva parla col padre: Papà mi dispiace, per quello che vi faccio, per la cattiva figura, per il dolore che dò alla mamma, e ad Ermanno. Ma non posso farci niente. Non c’è nulla di ragionevole in quello che faccio, e quindi come posso spiegarti? Padre di Sveva: Quest’uomo ti distruggerà. E’ un disonesto, un pigro, un essere immondo. Sveva: Forse hai ragione, papà, ma non posso farci niente. Padre di Sveva: Io ti cancello dalla mia vita, dai miei ricordi, per sempre. Sveva: Io continuerò a volerti bene, papà.

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E ricomincia la vita di sempre. Sebastian a creare forme, e Sveva a tentare di venderle.

Gallerista:   Sei sprecata con quel pagliaccio e invece dovresti essere l’ispiratrice di un genio. Sveva: Ognuna ha il genio che si merita. Monna Lisa ha avuto Leonardo, Jeanne ha avuto Modigliani, e io mi contento di Sebastian.

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