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Stanotte resta con me 2
Stanotte resta con me
Mario: Vi ho trovato tutti e tre insieme a cospirare alle mie spalle. Avevate pensato a tutto… il medico che mi rinchiude… e tu che ti impadronivi della mia azienda, è così? – Dorina: E’ stato un bello scherzo, Mario. Ci siamo tutti divertiti, ma ora dammi quella pistola – Mario: Uno scherzo… era solo uno scherzo! – Dottore: Certo. Ora vieni con me – Mario: Ma che succede… che di faccio qui…? Io non vi conosco!
Dorina: Non ci credo. Voglio che guarisca, che sia ancora l’uomo che ho sposato. E’ un uomo buono, affettuoso. Io lo amo, capisci? – Dottore: La sua guarigione dipende da te, dalla tua forza di sopportazione, dal tuo coraggio – Dorina: Lo giuro, tutto quello che posso fare, lo farò. E’ il mio uomo – Dottore: Brava Dorina… l’amore a volte fa miracoli – Dorina: Mario, come stai? Non mi riconosci? Sono io, Dorina, tua moglie – Mario: Ah, Dorina… certo sì, Dorina. Mi sembra di conoscerti.
Il dottore chiede a Dorina di non far incontrare Mario con la madre, perchè lo ritiene controproducente, ma Dorina, pur non andando d’accordo con lei, vorrebbe farli incontrare.
Dottore: Ma tu… ti batti sempre per il tuo prossimo. E per te? – Dorina: Io sono inchiodata alla mia croce. Che altro mi resta da fare?
Ma poi Mario migliora rapidamente e Dorina chiede al dottore di dimetterlo dalla clinica.
Dottore: Io ho il dovere di metterti in guardia. Può essere pericoloso. Non è perfettamente guarito e una ricaduta può verificarsi senza nessun preavviso. Si tratta di psichiatria, e non di aritmetica, e in psichiatria non sempre due più due fanno quattro. Ho paura per te – Dorina: Potrebbe farmi del male? – Dottore: Non è escluso – Dorina: Correrò il rischio – Dottore: Ti starò sempre vicino, con tutta la mia povera scienza – Dorina: Sono infelice… la vita si è accanita contro di me. E’ la peggior cosa che mi poteva capirare – Dottore: Ti voglio tanto bene, Dorina. Te lo dico adesso… e dimenticalo subito.
Mario viene dimesso dalla clinica ma non si sente bene, le medicine lo fanno sentire stanco e non ha voglia di rimettersi a lavorare e trovarsi nuovamente pieno di problemi da risolvere. Va a trovare la madre, ma lei lo aizza contro la moglie, per la quale non ha mai avuto simpatia. Gli racconta che Dorina si vede spesso col suo dottore e lo mette in guardia.
Mario: Allora, sei l’amante di Tommaso? – Dorina: Ti giuro di no, io voglio bene a te – Mario: Dopotutto che ci sarebbe di strano? Lui è giovane, bello, affascinante. Io sono un relitto… la testa non mi funziona… – Dorina: Figurati se Tommaso si interessa ad una poveretta come me – Mario: Allora è così. Tu lo ami – Dorina: Questa è una tortura, io non resisto, ho lavorato come una pazza, per quattordici ore…
Mario: Manda tutti a casa. Si chiude. Facciamo vacanza – operaio: Si chiude? Ma mancano tre ore ancora. C’è quel lavoro urgente, il cliente aspetta – Mario: Insomma, chi è il padrone, qui? – operaio: Va bene… chiuso, chiuso!
Dorina: Mario, cosa è successo? – Mario: Si chiude, stop!… discorso finito! – Dorina: E come tireremo avanti? – Mario: Non ti preoccupare. Ci penso io. Ho un sacco di idee. Ho un bel cervello, io.
Mario: Hai fatto cadere il mio castello di carte, l’hai fatto apposta – Dorina: Ma no… – Mario: Non negare. Ci hai soffiato sopra, sei dispettosa, malvagia. Non ti voglio a casa mia. Vattene, infame! Fuori… fuori, disgraziata! – Dorina: Ti prego, Mario, è notte, fa freddo, lasciami entrare!
Dorina: Ho bisogno di Tommaso, della sua voce calda, del suo sorriso sicuro, delle sue parole rassicuranti!
Invece non ci va, ma è lui che le telefona, dicendole che il marito è andato in clinica di sua spontanea volontà.
Dottore: Sei ancora decisa a portarlo a casa? – Dorina: Che altro posso fare? Se lo lascio qui, è perduto – Dottore: Lo ami ancora o è solo senso del dovere? – Dorina: Che differenza fa? – Dottore: Nessuna differenza. Se non vuole uscire di casa, assecondalo. Ora è come un bambino, ha bisogno di affetto e di protezione – Dorina: Posso vederlo? – Dottore: Certo. Ora ha paura che tu lo sgridi, ma non dirgli niente.
Mario: Non ce l’hai con me? – Dorina: Ma no, sciocco. Su, andiamo.
Dorina: Ogni tanto piange, si dispera. Poi gli passa, e sembra che non ricordi più nulla – Dottore: Sì, è la fase di regressione. Dove è andato ora? – Dorina: Si è fatto dare i soldi, ed è andato a comprare un altro pezzo – Dottore: Gioca sempre con i trenini elettrici? – Dorina: Ci passa le ore ed è felice. Ma uscirà da questa fase? – Dottore: Ho paura di no – Dorina: Cosa mi consigli di fare? – Dottore: Internarlo in un istituto, dove sarà affidato a personale specializzato – Dorina: No, non posso rassegnarmi. Ci sono alcuni istanti in cui Mario è ancora l’uomo che ho amato e che ho sposato. Quei momenti mi ripagano di tutto – Dottore: Saranno sempre più rari…
Mario: nessuno ha toccato i miei trenini? – Dorina: Stai tranquillo, ci sono stata attenta io – Mario: Espresso Roma-Parigi in arrivo sul terzo binario!
Mario ha un’altra crisi e tenta di uccidere un ragazzo solo perchè stava guardando la moglie, e ora rischia il manicomio criminale. Dorina va a trovarlo…
Dorina: Come stai? – Mario: Bene, benissimo. Ma ti devo parlare di nascosto, chinati. Lo vedi quello su quel letto? E’ una spia. Me l’hanno messo vicino per spiarmi – Dorina: Tu non gli parlare, tanto domani torni a casa. Vuoi tornare nella tua stanza, e giocare coi tuoi trenini? – Mario: Io gioco coi trenini? Ma mi hai preso per uno stupido?
Dorina è disperata…
Non resisto più… non so come farò a tirare avanti. Spero sempre di trovare il mio Mario. E invece c’è uno sconosciuto che ha soltanto l’aspetto fisico di mio marito – Dottore: Rassegnati, Dorina. Quell’uomo… il tuo uomo, non esiste più!
Mario ha l’ennesima crisi e tenta di uccidere Dorina, prendendola per il collo.
Dorina: Ho avuto paura di morire. Mi tremano le mani. Vedere la follia omicida… la voglia di uccidere in quegli occhi, in cui ho sempe letto amore, devozione, gioia… è terribile. Se questa notte resti qui… non rubiamo niente a nessuno vero? – Tommaso: Non c’è nulla di disonesto, te lo giuro. Ti voglio bene, Dorina.
Ma poi un altro giorno passa e Dorina va a trovare il marito in ospedale, e lo trova lucido e dolcissimo.
Dorina: Era come una volta, lui sa che mi ha fatto del male, ed è il primo a provarne dolore. Tommaso, stasera sono certa che guarirà, la speranza è tornata. Non restare stasera. Mi sembrerebbe veramente di tradirlo – Tommaso: Non essere assurda. Io ti amo e tu ami me. Non farti sopraffare dai sensi di colpa, che sono soltanto immaginari – Dorina: Tu sei intelligente, usi parole difficili, ma non potrai farmi dimenticare Mario e quello che è stato per me
Dorina: Che è successo? Perchè mi hai telefonato? – Tommaso: Mario è morto – Dorina: Cosa?! Se ieri stava così bene? – Tommaso: Ha atteso stanotte, ha eluso la sorveglianza degli infermieri. Si è impiccato con un asciugamano – Dorina: Lo ha fatto per me… per questo mi aveva detto che mi avrebbe restituito la felicità. Questo suicidio è colpa mia. Lui aveva capito che non lo amavo più e non ha più voluto vivere – Tommaso: Hai fatto quello che potevi – Dorina: Dovevo fare di più. Amarlo di più. Il mio amore lo avrebbe salvato. Ora lasciami sola. Forse la morte rimarrà fra noi, come una presenza incomoda e gelida – Tommaso: Lui lo ha fatto perchè tu sia felice, e io posso farti felice – Dorina: Forse è così, ma adesso ho bisogno di star sola – Tommaso: Domani… Ti telefono domani.
Stanotte resta con me 1
Stanotte resta con me
Kolossal n. 71 dell’ottobre 1980
Soggetto: Stefano Reda – Regia: Vittorio Richelmy Fotografo: Mario Brambatti
Attori: Marina Coffa – Franco Gasparri – Gianfranco De Angelis – Gianni Medici – Bianca Maria Simonelli – Claudio De Renzi
Dorina è la segretaria del dottor Cerrini. Ultimamente ha problemi col marito ed è stanca e distratta, fa errori sul lavoro e Cerrini la riprende:
Cerrini: Quel matto… ti rende la vita dura, eh? – Dorina: Ma no… è solo un po’ nervoso – Cerrini: Vattene a casa, e per oggi farò a meno della segretaria. Ma lo vuoi un consiglio? Vai a parlare con il dottor Janni – Dorina: A che fare? – Cerrini: A parlargli di Mario, tuo marito. Io lo conosco bene, sai… da quando era un ragazzo di quindici anni. E’ mica tutto sano, il tuo Mario – Dorina: Ma che dice? Mario è sanissimo. Meglio di tanti altri.
Mario ha una piccola fabbrica che dirige da solo, ma le cose non vanno bene, non riesce a dominare l’ansia e scatta per un nonnulla.
Mario: Dorina… svegliati! Non riesco a dormire. Divento pazzo, se non dormo – Dorina: Ma io devo andare a lavorare, domattina. Questa è una tortura… – Mario: Ho preso tre pastiglie di sonnifero, capisci? – Dorina: Tesoro, cerca di star tranquillo – Mario: Come faccio? Penso alle scadenze, al lavoro che non va, alla banca e al mutuo… e non ce la faccio a dormire – Dorina: Stavamo meglio quando eri un caporeparto da Cerrini – Mario: Lo vedi… è lui che ti manda a dire queste cose… ma io non ci ritorno a fare il dipendente! Perchè io ho cervello, capisci? Più di lui… e li voglio anch’io i miliardi! – Dorina: Che me ne importa dei miliardi? Voglio dormire, domattina mi devo alzare alle sette…
Dorina si convince che il marito ha bisogno dell’aiuto di un medico…
Dorina: “Uno psichiatra… Mario non è matto, è solo un po’ esaurito… ” – Dottore: Avanti… avanti, e chiudi la porta – Dorina: Ma io cercavo il dottore… – Dottore: Il dottore sono io. Sto facendo un po’ di yoga. Mettiti seduta e vengo subito da te.
Dottore: I sintomi ci sono, di un esaurimento nervoso, probabilmente da superlavoro. Da quanto siete sposati? – Dorina: Da due anni – Dottore: E’ stato un matrimonio d’amore? – Dorina: Io sono la segretaria del titolare, il signor Cerrini. Mio marito era il caporeparto della cartiera, e insomma… ci siamo presi proprio una bella cotta – Dottore: bisogna che io lo veda, me lo devi portare qui nel mio studio. Studieremo una strategia adeguata
Mario: Mi odiate tutti, non ce la faccio più. Io la chiudo, questa maledetta fabbrica – operaio: Bisogna star calmi, con i nervi non si conclude niente – Dorina: Sei troppo nervoso, tesoro. Dovresti vedere un medico. Tu hai un esaurimento nervoso – Mario: Schiocchezze! Sto benissimo. Anzi, ho una fame… sai che ti dico? Ce ne andiamo a mangiare qualcosa fuori, come quando eravamo fidanzati – Dorina: Altri tempi, quando eravamo fidanzati!
Ma la notte…
No, non dormire. Non lasciarmi solo, ho paura – Di cosa hai paura? – Di me, Dorina, sai… quell’operaio, in quel momento, l’avrei ammazzato. E siamo amici – Sono i tuoi nervi che vanno a pezzi – Il cervello mi brucia dentro, come se andasse a fuoco – Prova con un medico, che ti costa? Mi hanno parlato di uno, molto bravo – Non andrai a dire in giro che io non sto bene… Guarda che…
Mario: Sei sicura che l’appuntamento è qui? E che razza di medico è questo, che dà appuntamento in campagna? – Dorina: Devi avere fiducia, caro. Sono medici giovani, moderni.
Mario: Certo che come dottore è strano. Io volevo discutere della cura, e lui niente. Voleva sapere del lavoro, dei debiti, della banca – Dorina: Insomma… che cura ti ha dato? – Mario: Nessuna. Neanche una pillola, uno sciroppo… niente – Dorina: E come siete rimasti? – Mario: Ci penserà, e poi mi farà sapere la sua opinione e la sua proposta.
Allora dottore, come stanno le cose? – Non troppo bene. Il problema è più grosso di quanto immaginassi. Non si tratta solo di un esaurimento nervoso. C’è una sindrome dissociativa, abbastanza avanzata. I rapporti di Mario con la realtà non sono più normali – Adesso non tirar fuori che Mario è matto, perchè non ci credo – Non voglio dire questo, ma bisogna ricoverarlo in una clinica.
Il dottore cerca di convincere Mario a ricoverarsi in clinica…
Ma è impossibile, come posso lasciare tutto? Se io lascio, crolla tutto – Ti capisco, ma si tratta solo di pochi giorni. Il tuo cervello è una macchina da corsa che corre il rischio di grippare. Devi lasciarlo un po’ a riposo.
Il dottore spiega a Dorina e a Cerrini la situazione.
Dottore: Gli affari gli vanno male, e lui deve dare la colpa a qualcuno e così si crea l’immagine di un nemico che lo perseguita. Qual è esattamente la situazione della sua azienda? – Cerrini: Mario è bravo, è lavoratore, ma litiga con tutti. Nella vita ci vuole sempre un po’ di diplomazia, ma lui non sa nemmeno cos’è – Dottore: Gli faccia avere una proroga dalla banca, ed io riuscirò a convincerlo.
Se ci siamo noi due 2
Se ci siamo noi due… il mondo è bello anche così
Amici di Rudy: Ti abbiamo aspettato, poi siamo entrati. Capirai, ci potevamo perdere il primo gol? Rudy: No, certo… ma non mi andava. Amici di Rudy: Non t’andava… la partita? Ma ti senti bene? Rudy: Avevo certe fresche, per una faccenda mia, che proprio non me la sono sentita.
Selma inizia a vedersi con Rudy ma continua ad uscire con Sem, il suo editore, non volendo saperne di cambiare la sua vita, ma Rudy mangia la foglia e si precipita a casa sua e la trova intenta a cenare con Sem.
Sem: Cosa vuole questo energumeno? Rudy: Fatti sotto e vediamo a chi appartiene Selma. Selma: Vai via, mascalzone, o chiamo la polizia! Rudy: Puoi chiamare anche i “Marines” ma io non mi muovo di qui. Selma: quello è l’uomo che io voglio sposare. Rudy: Ma quello non è un uomo, hai visto come si è squagliato? Selma: Come posso spiegarti la differenza tra un intellettuale ed un bottegaio come te? Tra te e me ci sono venti anni-luce di civiltà.
Lei lo caccia di casa ma lui non se ne va, staziona sui gradini tutta notte al freddo fino a prendersi una polmonite, e lei è costretta a richiamarlo in casa.
Selma: Io sono una donna moderna, che vive del proprio lavoro, tu hai bisogno di una casalinga, di una massaia. Quindi, sono la donna sbagliata per te. Rudy: Io lo capisco, lo so che sei una donna sbagliata, ma guarda caso… amo proprio te. Come lo risolvi il problema? Selma: Ma non siamo d’accordo su nulla, come possiamo vivere insieme?
Rudy riesce a convincere Selma ad andare convivere da lui per un periodo di prova. Selma: Voglio conservare almeno la mia libertà. Rudy: La conosco la tua libertà, saltare da un letto all’altro. Selma: E’ questo il concetto che hai di me? Rudy: Io mi baso sui fatti. Ci siamo conosciuti una sera, e dopo poco abbiamo fatto l’amore. Selma: La stessa cosa vale anche per te.
Rudy non si smentisce, punta la sveglia alle 4 di mattina per andare a caccia, di nascosto da lei, perchè sa che non è d’accordo. Scoppia una lite furibonda. Alla fine Rudy rimane a casa, ma tiene il muso tutto il giorno.
Selma: E’ un caro ragazzo, pieno di affetto e di tenerezza. Ma è immobile nel suo ruolo di maschio dominatore. E non è nemmeno colpa sua, ma dell’ambiente in cui è vissuto. Amica di Selma: Non capisco come hai fatto ad adattarti, proprio tu. Selma: Ci sono tante amarezze, tante incomprensioni, ma io credo valga la pena di tentare. Lui certe volte è così indifeso… in modo struggente… come un bambino che ha bisogno di te, e che te lo dimostra facendo un capriccio.
Selma: Posso sapere dove stai andando e cosa mi nascondi? Rudy: Non tollero controlli! Anzi, se vuoi saperlo… sturati le orecchie, perchè sto per gridarlo forte. ME NE VADO A VEDERE LA PARTITA DI CALCIO! Selma: come posso essermi immischiata con un drogato del pallone?
Amica di Selma: E poi com’è andata a finire? Selma: Rottura completa. Avevo deciso di andarmene… e poi non ci sono riuscita. E poi, quel giorno, la Roma ha vinto. Era così felice, povero Rudy, che non ho avuto il cuore di guastargli la festa.
Rudy: Ciao tesoro. Sono felice di trovarti qui. Vivo sempre nell’angoscia di non trovarti più. La casa vuota, gli armandi sottosopra e tu che non ci sei più. Selma: Sai che io non scappo. Se avessi intenzione di andarmene, ti avvertirei. Rudy: Sarebbe peggio. Meglio l’infarto all’improvviso che la condanna a morte con preavviso. Selma: Adesso non cominciare a fare il bambino. Rudy: Selma, mi vuoi bene? Selma: Sì, ma adesso dormiamo. Rudy: Vorrei un figlio da te. Selma: Che ti salta in mente adesso? Sei impazzito? Rudy: Non vedo perchè tu debba rispondere così. Se desidero un figlio dalla donna che amo, mi sembra del tutto naturale. Selma: Si dà il caso che la donna in questione non desideri nessun figlio. Mettitelo in testa, quella che deve partorire sono io… e io non voglio.
E giù litigi a più non posso…
Rudy: Un figlio… o la perderò. Al posto della pillola, un po’ di tranquillante, non potrà che farle bene, con quel suo caratterino. La forma è uguale, non si accorgerà della differenza. Selma: Non so che mi succeda, da qualche giorno ho una sonnolenza continua. Mi è venutai improvvisamente un po’ di nausea, se non fosse impossibile direi che sono incinta.
Selma: Questa prodezza è tua? Rudy: Ammetti che ti ho incastrato e dichiarati vinta. Abbiamo molte cose da discutere. Dobbiamo ingrandire la casa, pensare al corredo, prepararci ad essere una famiglia. Ridiamoci sopra, sono così felice della mia paternità. Selma: Quanto credi che duri la tua paternità? Non più di ventiquattr’ore. Rudy: Perchè, cosa hai intenzione di fare? Non sarai impazzita?
Rudy: Ciao. Hai… risolto? Selma: Sì, e naturalmente ho risolto a modo mio. Sì, ho deciso di tenere il bambino. No, ho deciso che non ti sposo. Rudy: Ma il figlio è anche mio, ho dei diritti… Selma: Li hai persi ingannandomi, adesso vattene. Azzeriamo il rapporto, siamo nella stessa situazione dell’attimo prima di conoscerci.
Comincia l’attesa…
Selma: Se mi vuole, deve riconquistarmi, e tocca a lui la prima mossa… Rudy: Se provassi a chiamarla… Forse mi respingerebbe. O forse… Pronto Selma?
Se ci siamo noi due 1
Se ci siamo noi due… il mondo è bello anche così
Kolossal n. 59 dell’ottobre 1979
Soggetto: Stefano Reda – Regia: Fernando Del Marro Fotografo: Claudio Morico
Attori: Claudia Rivelli – Franco Gasparri – Isabella Savona – Gianfranco De Angelis – Adriana Rame – Kirk Morris – Elisabetta Virgili – Enzo Colajacono – Raika Juri – Silla Bettini – Bianca Maria Simonelli – Nando Sarlo – Bruno Alias – Nello Appodia
Svegliarsi una mattina in una camera da letto sconosciuta, con la lingua patinosa per il troppo whisky, ed accorgersi di uno sconosciuto di cui non ci si ricorda che volto abbia, che dorme, pacificamente, accanto…
Selma: Ti sembrerà strano, date le circostanze, ma non mi ricordo il tuo nome. Rudy: Date le circostanze, è comprensibile. Mi chiamo Rodolfo, ma tutti mi chiamano Rudy. Selma: Rudy nel senso di… Rodolfo Valentino? Rudy: Nel quartiere si dice che… insomma, piaccio… Selma: E che ci faceva uno come te alla festa dei Marengo? Rudy: Ero… un imbucato. Nessuno mi aveva invitato e io ho rimediato a questa omissione certamente involontaria. Selma: Ma se sembrava che conoscessi tutti. Rudy: Io sono uno che fa amicizia molto facilmente. Selma: Ti dispiacerebbe uscire? Mi voglio vestire. Non ti meravigliare, una cosa è quando si è sbronzi, ed una cosa è quando ci si risveglia.
Al bar…
Rudy: T’incoccio una sventola favolosa, con più curve di una strada di montagna. Io decido di arpionarla e… insomma, finiamo tra due lenzuola. Amico di Rudy: Ma dài, piantala, sei sempre il solito contaballe. Rudy: Luca, diglielo tu che hai visto tutto. Luca: Eravamo andati a ‘sta festa, tutte mummie, tutti surgelati. L’unica gagliarda era quella, e se l’è accaparrata subito. Rudy: E non è finita. Questa mattina mi guardava con l’aria del rimprovero, come una verginella sedotta. Se ne è andata, con una faccia da impunita senza nemmeno dirmi grazie. Luca: In che razza di mondo si vive… Rudy: Beh, adesso è ora di andare, sennò arriviamo tardi alla partita.
Malgrado con gli amici faccia il gradasso, Rudy è rimasto molto colpito da Selma e, complice un orecchino da lei perso quella notte, cerca di farsi dare il suo indirizzo. Si intrufola a casa di Selma, cercando di sbirciare tra le sue cose, mentre lei sta scrivendo a macchina.
Rudy: Mettila in frigo che ce la beviamo. Selma: Non eri venuto per portarmi l’orecchino? Rudy: Mi tratti come il fattorino degli espressi. Rudy: Selma Beni… “La condizione femminile in Italia”. Per caso saresti tu? Selma: Che c’è di strano? Ti interessa? Se vuoi, prendilo. Rudy: Non mi piacciono i libri. Selma: L’avevo sospettato. Rudy: E poi che c’è da dire sulla condizione femminile? Io conosco tante donne in Italia. Mangiano e bevono alle spalle dei mariti, e poi li cornificano. Meglio di così… Selma: Allora dov’è questo orecchino? Rudy: Mi mandi già via? Io ero venuto pieno di speranze. Siamo stati insieme e siamo stati bene. Ammettilo. E allora perchè non rifarci? Selma: Non hai capito niente. Una donna, per venire a letto con te, deve essere sbronza.
Rudy: Dove sei stata? Non ho fatto che telefonarti tutto il giorno. Volevo dirti che non mi sono offeso. Non si potrebbe essere amici? Giuro che non ti proporrò più di venire a letto con me. Selma: E perchè vorresti essere mio amico? Rudy: Perchè sei una ragazza diversa dalle solite. Perchè hai cervello nella zucca. Vorrei cercare di migliorarmi. Vorrei frequentare i tuoi amici.
Per scrollarselo di dosso, lei lo invita a casa sua per la sera dopo, ad una festa organizzata in onore di Jorge, un poeta, con tutti i suoi amici intellettuali, sapendo che si sentirà un pesce fuor d’acqua.
Ma Rudy riesce a destreggiarsi brillantemente in quella situazione e ne esce in maniera divertente, strappando un sorriso a Selma.
Amico di Selma: Lei di cosa si occupa? Rudy: Di elettrodomestici. Jorge: In che senso? Rudy: Nel senso della compravendita. Amico di Selma: Interessante, lei potrebbe consigliarmi un televisore a colori? Rudy: Ma che… pure i poeti guardano la televisione? E adesso scusate, ma è stato un equivoco, io devo andare. In ogni caso se qualcuno di voi cervelloni ha bisogno del frigo, ecco il mio indirizzo. Gli affari sono affari.