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Stanotte resta con me 2

Stanotte resta con me

Stanotte resta con me

Mario: Vi ho trovato tutti e tre insieme a cospirare alle mie spalle. Avevate pensato a tutto… il medico che mi rinchiude… e tu che ti impadronivi della mia azienda, è così? – Dorina: E’ stato un bello scherzo, Mario. Ci siamo tutti divertiti, ma ora dammi quella pistola – Mario: Uno scherzo… era solo uno scherzo! – Dottore: Certo. Ora vieni con me – Mario: Ma che succede… che di faccio qui…? Io non vi conosco!

Stanotte resta con me

Dorina: Non ci credo. Voglio che guarisca, che sia ancora l’uomo che ho sposato. E’ un uomo buono, affettuoso. Io lo amo, capisci?  – Dottore: La sua guarigione dipende da te, dalla tua forza di sopportazione, dal tuo coraggio – Dorina: Lo giuro, tutto quello che posso fare, lo farò. E’ il mio uomo – Dottore: Brava Dorina… l’amore a volte fa miracoli – Dorina: Mario, come stai? Non mi riconosci? Sono io, Dorina, tua moglie – Mario: Ah, Dorina… certo sì, Dorina. Mi sembra di conoscerti.

Il dottore chiede a Dorina di non far incontrare Mario con la madre, perchè lo ritiene controproducente, ma Dorina, pur non andando d’accordo con lei, vorrebbe farli incontrare.
Dottore: Ma tu… ti batti sempre per il tuo prossimo. E per te? – Dorina: Io sono inchiodata alla mia croce. Che altro mi resta da fare?
Ma poi Mario migliora rapidamente e Dorina chiede al dottore di dimetterlo dalla clinica.
Dottore: Io ho il dovere di metterti in guardia. Può essere pericoloso. Non è perfettamente guarito e una ricaduta può verificarsi senza nessun preavviso. Si tratta di psichiatria, e non di aritmetica, e in psichiatria non sempre due più due fanno quattro. Ho paura per te – Dorina: Potrebbe farmi del male? – Dottore: Non è escluso – Dorina: Correrò il rischio – Dottore: Ti starò sempre vicino, con tutta la mia povera scienza – Dorina: Sono infelice… la vita si è accanita contro di me. E’ la peggior cosa che mi poteva capirare – Dottore: Ti voglio tanto bene, Dorina. Te lo dico adesso… e dimenticalo subito.

Stanotte resta con me

Mario viene dimesso dalla clinica  ma non si sente bene, le medicine lo fanno sentire stanco e non ha voglia di rimettersi a lavorare e trovarsi nuovamente pieno di problemi da risolvere. Va a trovare la madre, ma lei lo aizza contro la moglie, per la quale non ha mai avuto simpatia. Gli racconta che Dorina si vede spesso col suo dottore e lo mette in guardia.

Mario: Allora, sei l’amante di Tommaso? – Dorina: Ti giuro di no, io voglio bene a te – Mario: Dopotutto che ci sarebbe di strano? Lui è giovane, bello, affascinante. Io sono un relitto… la testa non mi funziona… – Dorina: Figurati se Tommaso si interessa ad una poveretta come me – Mario: Allora è così. Tu lo ami – Dorina: Questa è una tortura, io non resisto, ho lavorato come una pazza, per quattordici ore…

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Mario: Manda tutti a casa. Si chiude. Facciamo vacanza operaio: Si chiude? Ma mancano tre ore ancora. C’è quel lavoro urgente, il cliente aspetta – Mario: Insomma, chi è il padrone, qui? – operaio: Va bene… chiuso, chiuso!
Dorina: Mario, cosa è successo? – Mario: Si chiude, stop!… discorso finito! – Dorina: E come tireremo avanti? – Mario: Non ti preoccupare. Ci penso io. Ho un sacco di idee. Ho un bel cervello, io.

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Mario: Hai fatto cadere il mio castello di carte, l’hai fatto apposta – Dorina: Ma no… – Mario: Non negare. Ci hai soffiato sopra, sei dispettosa, malvagia. Non ti voglio a casa mia. Vattene, infame! Fuori… fuori, disgraziata! – Dorina: Ti prego, Mario, è notte, fa freddo, lasciami entrare!

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Dorina: Ho bisogno di Tommaso, della sua voce calda, del suo sorriso sicuro, delle sue parole rassicuranti!
Invece non ci va, ma è lui che le telefona, dicendole che il marito è andato in clinica di sua spontanea volontà.
Dottore: Sei ancora decisa a portarlo a casa? – Dorina: Che altro posso fare? Se lo lascio qui, è perduto – Dottore: Lo ami ancora o è solo senso del dovere? – Dorina: Che differenza fa? – Dottore: Nessuna differenza. Se non vuole uscire di casa, assecondalo. Ora è come un bambino, ha bisogno di affetto e di protezione – Dorina: Posso vederlo? Dottore: Certo. Ora ha paura che tu lo sgridi, ma non dirgli niente.

Mario: Non ce l’hai con me? – Dorina: Ma no, sciocco. Su, andiamo.

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Dorina: Ogni tanto piange, si dispera. Poi gli passa, e sembra che non ricordi più nulla – Dottore: Sì, è la fase di regressione. Dove è andato ora? – Dorina: Si è fatto dare i soldi, ed è andato a comprare un altro pezzo – Dottore: Gioca sempre con i trenini elettrici? – Dorina: Ci passa le ore ed è felice. Ma uscirà da questa fase? – Dottore: Ho paura di no – Dorina: Cosa mi consigli di fare? – Dottore: Internarlo in un istituto, dove sarà affidato a personale specializzato – Dorina: No, non posso rassegnarmi. Ci sono alcuni istanti in cui Mario è ancora l’uomo che ho amato e che ho sposato. Quei momenti mi ripagano di tutto – Dottore: Saranno sempre più rari…

Mario: nessuno ha toccato i miei trenini? – Dorina: Stai tranquillo, ci sono stata attenta io – Mario: Espresso Roma-Parigi in arrivo sul terzo binario!

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Mario ha un’altra crisi e tenta di uccidere un ragazzo solo perchè stava guardando la moglie, e ora rischia il manicomio criminale. Dorina va a trovarlo…

Dorina: Come stai? – Mario: Bene, benissimo. Ma ti devo parlare di nascosto, chinati. Lo vedi quello su quel letto? E’ una spia. Me l’hanno messo vicino per spiarmi – Dorina: Tu non gli parlare, tanto domani torni a casa. Vuoi tornare nella tua stanza, e giocare coi tuoi trenini? – Mario: Io gioco coi trenini? Ma mi hai preso per uno stupido?

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Dorina è disperata…
Non resisto più… non so come farò a tirare avanti. Spero sempre di trovare il mio Mario. E invece c’è uno sconosciuto che ha soltanto l’aspetto fisico di mio marito – Dottore: Rassegnati, Dorina. Quell’uomo… il tuo uomo, non esiste più!

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Mario ha l’ennesima crisi e tenta di uccidere Dorina, prendendola per il collo.

Dorina: Ho avuto paura di morire. Mi tremano le mani. Vedere la follia omicida… la voglia di uccidere in quegli occhi, in cui ho sempe letto amore, devozione, gioia… è terribile. Se questa notte resti qui… non rubiamo niente a nessuno vero? – Tommaso: Non c’è nulla di disonesto, te lo giuro. Ti voglio bene, Dorina.

Ma poi un altro giorno passa e Dorina va a trovare il marito in ospedale, e lo trova lucido e dolcissimo.

Dorina: Era come una volta, lui sa che mi ha fatto del male, ed è il primo a provarne dolore. Tommaso, stasera sono certa che guarirà, la speranza è tornata. Non restare stasera. Mi sembrerebbe veramente di tradirlo – Tommaso: Non essere assurda. Io ti amo e tu ami me. Non farti sopraffare dai sensi di colpa, che sono soltanto immaginari – Dorina: Tu sei intelligente, usi parole difficili, ma non potrai farmi dimenticare Mario e quello che è stato per me

Stanotte resta con me
Stanotte resta con me

Dorina: Che è successo? Perchè mi hai telefonato? – Tommaso: Mario è morto – Dorina: Cosa?! Se ieri stava così bene? – Tommaso: Ha atteso stanotte, ha eluso la sorveglianza degli infermieri. Si è impiccato con un asciugamano – Dorina: Lo ha fatto per me… per questo mi aveva detto che mi avrebbe restituito la felicità. Questo suicidio è colpa mia. Lui aveva capito che non lo amavo più e non ha più voluto vivere – Tommaso: Hai fatto quello che potevi  – Dorina: Dovevo fare di più. Amarlo di più. Il mio amore lo avrebbe salvato. Ora lasciami sola. Forse la morte rimarrà fra noi, come una presenza incomoda e gelida – Tommaso: Lui lo ha fatto perchè tu sia felice, e io posso farti felice – Dorina: Forse è così, ma adesso ho bisogno di star sola – Tommaso: Domani… Ti telefono domani.

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Stanotte resta con me 1

Stanotte resta con me

Stanotte resta con me

Kolossal n. 71 dell’ottobre 1980
Soggetto: Stefano Reda – Regia: Vittorio Richelmy Fotografo: Mario Brambatti

Attori: Marina Coffa – Franco Gasparri – Gianfranco De Angelis – Gianni Medici – Bianca Maria Simonelli – Claudio De Renzi

Dorina è la segretaria del dottor Cerrini. Ultimamente ha problemi col marito ed è stanca e distratta, fa errori sul lavoro e Cerrini la riprende:

Cerrini: Quel matto… ti rende la vita dura, eh? – Dorina: Ma no… è solo un po’ nervoso – Cerrini: Vattene a casa, e per oggi farò a meno della segretaria. Ma lo vuoi un consiglio? Vai a parlare con il dottor Janni – Dorina: A che fare? – Cerrini: A parlargli di Mario, tuo marito. Io lo conosco bene, sai… da quando era un ragazzo di quindici anni. E’ mica tutto sano, il tuo Mario – Dorina: Ma che dice? Mario è sanissimo. Meglio di tanti altri.

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Mario ha una piccola fabbrica che dirige da solo, ma le cose non vanno bene,  non riesce a dominare l’ansia e scatta per un nonnulla.

Mario: Dorina… svegliati! Non riesco a dormire. Divento pazzo, se non dormo – Dorina: Ma io devo andare a lavorare, domattina. Questa è una tortura… – Mario: Ho preso tre pastiglie di sonnifero, capisci? – Dorina: Tesoro, cerca di star tranquillo – Mario: Come faccio? Penso alle scadenze, al lavoro che non va, alla banca e al mutuo… e non ce la faccio a dormire – Dorina: Stavamo meglio quando eri un caporeparto da Cerrini – Mario: Lo vedi… è lui che ti manda a dire queste cose… ma io non ci ritorno a fare il dipendente! Perchè io ho cervello, capisci? Più di lui… e li voglio anch’io i miliardi! –  Dorina: Che me ne importa dei miliardi? Voglio dormire, domattina mi devo alzare alle sette…

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Dorina si convince che il marito ha bisogno dell’aiuto di un medico…

Dorina: “Uno psichiatra… Mario non è matto, è solo un po’ esaurito… ” – Dottore: Avanti… avanti, e chiudi la porta – Dorina: Ma io cercavo il dottore… – Dottore: Il dottore sono io. Sto facendo un po’ di yoga. Mettiti seduta e vengo subito da te.
Dottore: I sintomi ci sono, di un esaurimento nervoso, probabilmente da superlavoro. Da quanto siete sposati? – Dorina: Da due anni – Dottore: E’ stato un matrimonio d’amore? – Dorina: Io sono la segretaria del titolare, il signor Cerrini. Mio marito era il caporeparto della cartiera, e insomma… ci siamo presi proprio una bella cotta – Dottore: bisogna che io lo veda, me lo devi portare qui nel mio studio. Studieremo una strategia adeguata

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Mario: Mi odiate tutti, non ce la faccio più. Io la chiudo, questa maledetta fabbricaoperaio: Bisogna star calmi, con i nervi non si conclude niente  – Dorina: Sei troppo nervoso, tesoro. Dovresti vedere un medico. Tu hai un esaurimento nervoso – Mario: Schiocchezze! Sto benissimo. Anzi, ho una fame… sai che ti dico? Ce ne andiamo a mangiare qualcosa fuori, come quando eravamo fidanzati – Dorina: Altri tempi, quando eravamo fidanzati!

Ma la notte…

No, non dormire. Non lasciarmi solo, ho paura – Di cosa hai paura? – Di me, Dorina, sai… quell’operaio, in quel momento, l’avrei ammazzato. E siamo amici – Sono i tuoi nervi che vanno a pezzi – Il cervello mi brucia dentro, come se andasse a fuoco – Prova con un medico, che ti costa? Mi hanno parlato di uno, molto bravo – Non andrai a dire in giro che io non sto bene… Guarda che…

Mario: Sei sicura che l’appuntamento è qui? E che razza di medico è questo, che dà appuntamento in campagna? – Dorina: Devi avere fiducia, caro. Sono medici giovani, moderni.

Mario: Certo che come dottore è strano. Io volevo discutere della cura, e lui niente. Voleva sapere del lavoro, dei debiti, della banca – Dorina: Insomma… che cura ti ha dato? – Mario: Nessuna. Neanche una pillola, uno sciroppo… niente – Dorina: E come siete rimasti? – Mario: Ci penserà, e poi mi farà sapere la sua opinione e la sua proposta.

Stanotte resta con me
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Allora dottore, come stanno le cose? – Non troppo bene. Il problema è più grosso di quanto immaginassi. Non si tratta solo di un esaurimento nervoso. C’è una sindrome dissociativa, abbastanza avanzata. I rapporti di Mario con la realtà non sono più normali – Adesso non tirar fuori che Mario è matto, perchè non ci credo – Non voglio dire questo, ma bisogna ricoverarlo in una clinica.

Stanotte resta con me

Il dottore cerca di convincere Mario a ricoverarsi in clinica…

Ma è impossibile, come posso lasciare tutto? Se io lascio, crolla tutto – Ti capisco, ma si tratta solo di pochi giorni. Il tuo cervello è una macchina da corsa che corre il rischio di grippare. Devi lasciarlo un po’ a riposo.

Stanotte resta con me

Il dottore spiega a Dorina e a Cerrini la situazione.
Dottore: Gli affari gli vanno male, e lui deve dare la colpa a qualcuno e così si crea l’immagine di un nemico che lo perseguita. Qual è esattamente la situazione della sua azienda? – Cerrini: Mario è bravo, è lavoratore, ma litiga con tutti. Nella vita ci vuole sempre un po’ di diplomazia, ma lui non sa nemmeno cos’è – Dottore: Gli faccia avere una proroga dalla banca, ed io riuscirò a convincerlo.

Stanotte resta con me

Se ci siamo noi due 2

Se ci siamo noi due… il mondo è bello anche così

Amici di Rudy: Ti abbiamo aspettato, poi siamo entrati. Capirai, ci potevamo perdere il primo gol? Rudy: No, certo… ma non mi andava. Amici di Rudy: Non t’andava… la partita? Ma ti senti bene? Rudy: Avevo certe fresche, per una faccenda mia, che proprio non me la sono sentita. 

Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così

Selma inizia a vedersi con Rudy ma continua ad uscire con Sem, il suo editore, non volendo saperne di cambiare la sua vita, ma Rudy mangia la foglia e si precipita a casa sua e la trova intenta a cenare con Sem.

Sem: Cosa vuole questo energumeno? Rudy: Fatti sotto e vediamo a chi appartiene Selma. Selma: Vai via, mascalzone, o chiamo la polizia! Rudy: Puoi chiamare anche i “Marines” ma io non mi muovo di qui. Selma: quello è l’uomo che io voglio sposare. Rudy: Ma quello non è un uomo, hai visto come si è squagliato? Selma: Come posso spiegarti la differenza tra un intellettuale ed un bottegaio come te? Tra te e me ci sono venti anni-luce di civiltà.

Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così
Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così

Lei lo caccia di casa ma lui non se ne va, staziona sui gradini tutta notte al freddo fino a prendersi una polmonite, e lei è costretta a richiamarlo in casa.

Selma: Io sono una donna moderna, che vive del proprio lavoro, tu hai bisogno di una casalinga, di una massaia. Quindi, sono la donna sbagliata per te. Rudy: Io lo capisco, lo so che sei una donna sbagliata, ma guarda caso… amo proprio te. Come lo risolvi il problema? Selma: Ma non siamo d’accordo su nulla, come possiamo vivere insieme?

Rudy riesce a convincere Selma ad andare convivere da lui per un periodo di prova. Selma: Voglio conservare almeno la mia libertà. Rudy: La conosco la tua libertà, saltare da un letto all’altro. Selma: E’ questo il concetto che hai di me? Rudy: Io mi baso sui fatti. Ci siamo conosciuti una sera, e dopo poco abbiamo fatto l’amore. Selma: La stessa cosa vale anche per te.

Rudy non si smentisce, punta la sveglia alle 4 di mattina per andare a caccia, di nascosto da lei, perchè sa che non è d’accordo. Scoppia una lite furibonda. Alla fine Rudy rimane a casa, ma tiene il muso tutto il giorno.

Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così
Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così

Selma: E’ un caro ragazzo, pieno di affetto e di tenerezza. Ma è immobile nel suo ruolo di maschio dominatore. E non è nemmeno colpa sua, ma dell’ambiente in cui è vissuto. Amica di Selma: Non capisco come hai fatto ad adattarti, proprio tu. Selma: Ci sono tante amarezze, tante incomprensioni, ma io credo valga la pena di tentare. Lui certe volte è così indifeso… in modo struggente… come un bambino che ha bisogno di te, e che te lo dimostra facendo un capriccio.

Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così

Selma: Posso sapere dove stai andando e cosa mi nascondi? Rudy: Non tollero controlli! Anzi, se vuoi saperlo… sturati le orecchie, perchè sto per gridarlo forte. ME NE VADO A VEDERE LA PARTITA DI CALCIO! Selma: come posso essermi immischiata con un drogato del pallone?
Amica di Selma: E poi com’è andata a finire? Selma: Rottura completa. Avevo deciso di andarmene… e poi non ci sono riuscita. E poi, quel giorno, la Roma ha vinto. Era così felice, povero Rudy, che non ho avuto il cuore di guastargli la festa.

Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così

Rudy: Ciao tesoro. Sono felice di trovarti qui. Vivo sempre nell’angoscia di non trovarti più. La casa vuota, gli armandi sottosopra e tu che non ci sei più. Selma: Sai che io non scappo. Se avessi intenzione di andarmene, ti avvertirei. Rudy: Sarebbe peggio. Meglio l’infarto all’improvviso che la condanna a morte con preavviso. Selma: Adesso non cominciare a fare il bambino. Rudy: Selma, mi vuoi bene? Selma: Sì, ma adesso dormiamo. Rudy: Vorrei un figlio da te. Selma: Che ti salta in mente adesso? Sei impazzito? Rudy: Non vedo perchè tu debba rispondere così. Se desidero un figlio dalla donna che amo, mi sembra del tutto naturale. Selma: Si dà il caso che la donna in questione non desideri nessun figlio. Mettitelo in testa, quella che deve partorire sono io… e io non voglio.

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E giù litigi a più non posso…

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Rudy: Un figlio… o la perderò. Al posto della pillola, un po’ di tranquillante, non potrà che farle bene, con quel suo caratterino. La forma è uguale, non si accorgerà della differenza. Selma: Non so che mi succeda, da qualche giorno ho una sonnolenza continua. Mi è venutai improvvisamente un po’ di nausea, se non fosse impossibile direi che sono incinta.

Selma: Questa prodezza è tua? Rudy: Ammetti che ti ho incastrato e dichiarati vinta. Abbiamo molte cose da discutere. Dobbiamo ingrandire la casa, pensare al corredo, prepararci ad essere una famiglia. Ridiamoci sopra, sono così felice della mia paternità. Selma: Quanto credi che duri la tua paternità? Non più di ventiquattr’ore. Rudy: Perchè, cosa hai intenzione di fare? Non sarai impazzita?

 

Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così
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Rudy: Ciao. Hai… risolto? Selma: Sì, e naturalmente ho risolto a modo mio. Sì, ho deciso di tenere il bambino. No, ho deciso che non ti sposo. Rudy: Ma il figlio è anche mio, ho dei diritti… Selma: Li hai persi ingannandomi, adesso vattene. Azzeriamo il rapporto, siamo nella stessa situazione dell’attimo prima di conoscerci.

Comincia l’attesa…

Selma: Se mi vuole, deve riconquistarmi, e tocca a lui la prima mossa… Rudy: Se provassi a chiamarla… Forse mi respingerebbe. O forse… Pronto Selma?

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Se ci siamo noi due 1

Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così

Se ci siamo noi due… il mondo è bello anche così

Kolossal n. 59 dell’ottobre 1979
Soggetto: Stefano Reda – Regia: Fernando Del Marro Fotografo: Claudio Morico

Attori: Claudia Rivelli – Franco Gasparri – Isabella Savona – Gianfranco De Angelis – Adriana Rame – Kirk Morris – Elisabetta Virgili – Enzo Colajacono – Raika Juri – Silla Bettini – Bianca Maria Simonelli – Nando Sarlo – Bruno Alias – Nello Appodia

Svegliarsi una mattina in una camera da letto sconosciuta, con la lingua patinosa per il troppo whisky, ed accorgersi di uno sconosciuto di cui non ci si ricorda che volto abbia, che dorme, pacificamente, accanto…

Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così
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Selma: Ti sembrerà strano, date le circostanze, ma non mi ricordo il tuo nome. Rudy:  Date le circostanze, è comprensibile. Mi chiamo Rodolfo, ma tutti mi chiamano Rudy. Selma: Rudy nel senso di… Rodolfo Valentino? Rudy: Nel quartiere si dice che… insomma, piaccio… Selma: E che ci faceva uno come te alla festa dei Marengo? Rudy: Ero… un imbucato. Nessuno mi aveva invitato e io ho rimediato a questa omissione certamente involontaria.  Selma: Ma se sembrava che conoscessi tutti. Rudy: Io sono uno che fa amicizia molto facilmente. Selma: Ti dispiacerebbe uscire? Mi voglio vestire. Non ti meravigliare, una cosa è quando si è sbronzi, ed una cosa è quando ci si risveglia.

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Al bar…

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Rudy: T’incoccio una sventola favolosa, con più curve di una strada di montagna. Io decido di arpionarla e… insomma, finiamo tra due lenzuola. Amico di Rudy: Ma dài, piantala, sei sempre il solito contaballe. Rudy: Luca, diglielo tu che hai visto tutto. Luca: Eravamo andati a ‘sta festa, tutte mummie, tutti surgelati. L’unica gagliarda era quella, e se l’è accaparrata subito. Rudy: E non è finita. Questa mattina mi guardava con l’aria del rimprovero, come una verginella sedotta.  Se ne è andata, con una faccia da impunita senza nemmeno dirmi grazie. Luca: In che razza di mondo si vive… Rudy: Beh, adesso è ora di andare, sennò arriviamo tardi alla partita.

 

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Malgrado con gli amici faccia il gradasso, Rudy è rimasto molto colpito da Selma e, complice un orecchino da lei perso quella notte, cerca di farsi dare il suo indirizzo. Si intrufola a casa di Selma, cercando di sbirciare tra le sue cose, mentre lei sta scrivendo a macchina.

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Rudy: Mettila in frigo che ce la beviamo. Selma: Non eri venuto per portarmi l’orecchino? Rudy: Mi tratti come il fattorino degli espressi. Rudy:  Selma Beni… “La condizione femminile in Italia”. Per caso saresti tu? Selma: Che c’è di strano? Ti interessa? Se vuoi, prendilo. Rudy: Non mi piacciono i libri. Selma: L’avevo sospettato. Rudy: E poi che c’è da dire sulla condizione femminile? Io conosco tante donne in Italia. Mangiano e bevono alle spalle dei mariti, e poi li cornificano. Meglio di così… Selma: Allora dov’è questo orecchino? Rudy: Mi mandi già via? Io ero venuto pieno di speranze. Siamo stati insieme e siamo stati bene. Ammettilo. E allora perchè non rifarci? Selma: Non hai capito niente. Una donna, per venire a letto con te, deve essere sbronza.

 

Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così
Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così

Rudy: Dove sei stata? Non ho fatto che telefonarti tutto il giorno. Volevo dirti che non mi sono offeso. Non si potrebbe essere amici? Giuro che non ti proporrò più di venire a letto con me. Selma: E perchè vorresti essere mio amico? Rudy: Perchè sei una ragazza diversa dalle solite. Perchè hai cervello nella zucca. Vorrei cercare di migliorarmi. Vorrei frequentare i tuoi amici.

Per scrollarselo di dosso, lei lo invita a casa sua per la sera dopo, ad una festa organizzata in onore di Jorge, un poeta, con tutti i suoi amici intellettuali, sapendo che si sentirà un pesce fuor d’acqua.

Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così
Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così

Ma Rudy riesce a destreggiarsi brillantemente in quella situazione e ne esce in maniera divertente, strappando un sorriso a Selma.

Amico di Selma: Lei di cosa si occupa? Rudy:   Di elettrodomestici. Jorge:   In che senso? Rudy:  Nel senso della compravendita. Amico di Selma: Interessante, lei potrebbe consigliarmi un televisore a colori? Rudy:  Ma che… pure i poeti guardano la televisione? E adesso scusate, ma è stato un equivoco, io devo andare. In ogni caso se qualcuno di voi cervelloni ha bisogno del frigo, ecco il mio indirizzo. Gli affari sono affari.

 

Se ci siamo noi due... il mondo è bello anche così

L’amante segreta 2

L’amante segreta

L'amante segreta

Da un po’ di tempo si incontrano spesso…

Elena: Come può anche solo immaginare che io… che io possa interessarmi a uno come lei?
Sandro: C’è un abisso tra noi due, tra  le nostre classi sociali… e non so dove volevo arrivare standoti dietro. Ma mi piacevi… e tanto, anche. Una cosa così diversa da tutte le altre volte. Ma da oggi non te le romperò più le scatole. Chissà che mi aveva preso, da quel giorno che ci siamo incontrati in treno… di vivere pensando a te!

L'amante segreta

Ma Elena si accorge pian piano di essersi innamorata proprio di Sandro Borelli. Non riesce a controllarsi, esce in fretta per vederlo anche solo per un attimo alla libreria.  Ma lui è ancora offeso e la tratta male. Quando entra nel negozio Melissa, la accoglie a braccia aperte.

Sandro: Oh, non ti preoccupare della contessina Mastini, è di un altro pianeta. Non si interessa certo delle povere storie campestri della gente come noi… lei!

L'amante segreta
L'amante segreta

Ma Elena insiste e va a trovarlo a casa sua.

Sandro: Questa poi, giuro che non credo ai miei occhi. Tu in casa mia! Paura che ti vedano?

Le parole non le trova proprio. Tenta di dirglielo così, con lo sguardo, quello che prova… e lui, capisce.

Sandro: Dì, Elena… ma è proprio vero? Si stupisce ancora solo per un attimo… Poi comincia a stringerla e… non pensa più a niente.

L'amante segreta

Elena: E adesso vai pure a dirlo a tutti… che hai fatto l’amore con me. Sandro: Dì, ma per chi mi hai preso? Ti penti, adesso, di aver fatto l’amore con me? Elena: Oh, no che non mi pento, accidenti! Anche se so bene che per te è stata un’avventura come un’altra. Sandro: Ne sei proprio sicura? Ho ben poco da offrirti, non ho soldi, nè una bella casa… Ma ti amo moltissimo… Sono pazzo di te, credimi. Vuoi sposarmi?

Elena: “Stare sempre con lui, dormire e svegliarsi insieme a lui, senza dovermi nascondere, alla luce del sole. Vuole me… vuole stare con me. Non gliene importa niente di Melissa e neppure di tutte le altre. Ama me.”

L'amante segreta
L'amante segreta

La notizia del matrimonio fa ben presto il giro del paese. Melissa va in libreria a chiedere spiegazioni.

Sandro: E poi… perchè te la pigli tanto? Elena ha il coraggio di mettersi contro tutti, per diventare mia moglie. In fondo è solo questo che vi fa rabbia… Tutte voi avete sempre preferito restare nell’ombra, e che nessuno ne sapesse niente.

Solo questo conta, aveva detto Elena, il giorno del loro matrimonio. L’amore, la felicità di essere insieme e lasciarsi vivere… Ma a volte, tutto questo può non bastare. E passano, da quel giorno, solo pochi mesi.

Elena: Lo sapranno tutti ormai, che proprio oggi ho lasciato mio marito per tornarmene qui, dopo una serie di tremende liti. Sono la loro unica figlia. Da come li conosco, i miei genitori mi riapriranno le braccia e… e saranno ben felici di potermi dire che avevano ragione loro.

Sandro: Tutto finito. Durato meno di un attimo. Tanto poco che dovrei dimenticare, e invece… Invece ci si tormenta, su quei ricordi. E lei gli manca, in modo violento, lacerante.  E dire che mi ha reso la vita un inferno.

Si incontrano per caso al fiume…

L'amante segreta

Sandro: Dai, torna dalla tua mammina. Mi innervosisce averti qui e… non riesco a concentrarmi sulla pesca. Elena: Me ne andrò quando avrò voglia di andarmene. Sandro: Te ne vai ADESSO!  Ti ci accompagno io e di volata nella tua bella villa da nobili capitalisti. Se hai voglia di passeggiare, passeggia nel tuo parco immenso.
Chissà com’è invece, che ora si stanno baciando. E si baciano con furia e passione, con violenza.

Elena: Guarda che… che io non ci torno con te! Sandro: E chi ti vuole? Non sono pazzo a volerti di nuovo per casa. E’ stato un inferno.

L'amante segreta

Da quel giorno però, riprendono a vedersi.

Sandro: Ti rendi conto che ci stiamo incontrando come due amanti segreti, clandestini? Elena: Non siamo capaci di vivere insieme, noi due. Inutile insistere. Sandro: Dovrai scegliere prima o poi. O me o il tuo ambiente. Elena: Ho già fatto la mia scelta: voglio entrambe le cose. Sandro: Un giorno ti accorgerai che dopo tutto non sono così importante, neppure per l’amore. E sarà finita. Elena: Non è vero, non finirà mai.

Amico di Sandro: C’è una voce, che corre su di te. Riguarda la tua ultima conquista. Pare che ti incontri con una signora. Ma la gente non è riuscita a sapere di chi si tratta. Ti stai dimenticando di tua moglie finalmente?
Sandro: Se sapesse che si tratta proprio di Elena, mi darebbe dell’idiota. Accettare di vederla di nascosto… Un compromesso ridicolo, assurdo, che mi pesa sempre di più.

Sandro è gelosissimo. Vede passare Elena in macchina con Dario e furente, si fa consolare da Melissa. Elena va a casa di Sandro e li trova insieme. Se ne va sbattendo la porta.

Sandro: Tornatene a casa Melissa, subito. Sì, Melissa, vai via e… scusa. Ti ho chiamato qui perchè Elena ti vedesse. E questo serve a mettere la parola fine fra me e lei.

L'amante segreta

Elena è corsa a casa ed è disperata.
Zia di Elena: Perchè continui a piangere, che è successo? Ascolta bambina, voglio che tu sappia qualcosa di me. Qualcosa che non sa nessuno e che chi la sa… ha quasi dimenticato. Avevo diciotto anni e vivevo in questa stessa casa.  I tuoi nonni, erano molto severi, aristocratici. E io mi innamorai dell’uomo più sbagliato di questa terra. Era il guardiacaccia degli Aldobrandi. E in più purtroppo, era sposato. Decidemmo di fuggire insieme, ma la macchina uscì di strada a una curva. Lui morì sul colpo, io invece mi salvai, purtroppo, e da quel giorno sono inchiodata qui, ad una sedia a rotelle.  Elena: Oh, zia, è terribile. Zia di Elena: Terribile fu perderlo per sempre. E lo scandalo, la mia infermità, il venire rinchiusa qui dentro come la vergogna della famiglia. Qui dentro, a ricordare quel breve periodo felice. Gli uomini del nostro ambiente erano molto gentili con me, con la “contessina” Sara Mastini. Ma lui… a lui non interessava la contessina Mastini. Lui amava me, capisci?

L'amante segreta

Elena: Lui… come Sandro. Anche Sandro era così con me. Non gli importava un accidente della contessina Elena Mastini… amava me. Come ho potuto resistere tanto tempo senza di lui?

Sono venuta solo per salutarti, mamma. Torno da Sandro… Da mio marito, se mi vorrà ancora.

L'amante segreta

L’amante segreta 1

L'amante segreta

L’amante segreta

Kolossal n. 57 del agosto 1979
Soggetto: Vanna De Angelis – Regia: Claudio Ferrari – Fotografo: Claudio Morico

Attori: Simona Pelei – Franco Gasparri – Wendy D’Olive – Riccardo Bonacchi – Adriana Rame – Jorgan Magdaloni – Mirella Mereu – Gianni Medici – Gianni Gori – Bianca Maria Simonelli

Sandro Borelli è il proprietario della libreria della città. In realtà è poco più di un grosso paese, affondato nella campagna. D’estate ci si impazzisce di caldo e d’inverno si è schiacciati dalla nebbia e dal gelo. Un luogo dove si può anche morire di noia. Tutti vogliono sapere tutto di tutti. Non c’è scampo alla maligna curiosità della gente… E lì uno o si sforza di rigar dritto o se ne frega e allora fa quello che vuole. Sandro è uno di quelli che se ne fregano, appunto.

L'amante segreta
L'amante segreta

Farmacista: Hai dormito fuori stanotte. Sandro: E ti pareva che non lo sapeste già tutti, in questo paesotto di mortinpiedi. Farmacista: Chi è lei? Sandro: Se ve lo dicessi io, chi è lei, perdereste ogni gusto al pettegolezzo.

L'amante segreta
L'amante segreta

Sandro gira in mezzo alla strada con la sua bicicletta intralciando il passo all’auto di Elena.

Elena non vorrebbe, ma non ci resiste a non guardarlo in faccia, quel tipo, e in un attimo nota tutto di lui… Il sorriso provocante, la fredda curiosità con cui la fissa, quegli occhi pungenti e sfrontati.

L'amante segreta
L'amante segreta

Melissa: Passavo e sono entrata a dirti… a dirti che in giro lo sanno già tutti che stanotte sei stato da me. Sandro: Non dovevi entrare qui, allora. Questo non fa che confermare i loro sospetti. Melissa: Se lo viene a sapere mio padre sono fritta. Se tu per caso volessi sposarmi, sono certa che i miei ti manderebbero all’inferno. Sandro: A parte che non ho proprio intenzione di sposarmi, ma… accetteresti? Melissa: No. Non ce la farei a tirarmi addosso l’intero paese, e soprattutto i miei genitori. Eppure mi piaci da matti!

L'amante segreta

Lei va in città a comprare un vestito, lui a rifornire la libreria, e così si incontrano in treno…

Sandro: Che ci fa una contessina Mastini, in uno scompartimento di seconda classe?

Elena: La smetta di guardarmi. Sandro: Ma se l’avrò guardata sì e no un paio di volte. In treno, poi, lo trovo squallido. Elena: Spero bene che lei sappia stare al suo posto, signor Borelli. Ci mancherebbe altro che si permettesse di essere sfacciato proprio con me.

Sandro: “Ah, è così? Adesso ti sistemo io, stupidella”.

L'amante segreta

Dì, lo sai che hai una bocca che fa sognare? E due gambe splendide. Anche il resto, è niente male, anzi… Non riesci più a spiccicare una sola parola, vero? E così rossa in viso, sei ancora più eccitante. Vuoi che ti dica che cosa sto pensando in questo momento? Elena: Basta! Sandro: Ma no, Cappuccetto Rosso non può più scappar via. E non urlare, c’è gente che ti conosce sul vagone. E’ tardi, ormai, pupetta. Non dovevi rischiare tanto con me. Non dovevi fermarti qui con me… con il bau-bau, con il diavolo in persona! Adesso vedrai che ti succederà…

L'amante segreta

Niente. Non è successo proprio niente.

Elena: ” Mi stava stringendo, credevo mi baciasse… invece mi ha scaraventata qui, di colpo, senza più una parola. “

Sandro: Ti credi fatta di pasta tanto diversa dagli altri mortali? Elena: Tanto diversa da lei… senz’altro. Lei è volgare. Dicono che non ha la minima educazione. Nè moralità. Dicono che non ha rispetto per niente e per nessuno. Dicono che non ha scrupoli e…  Sandro: Dicono… dicono… dicono tutte queste stronzate… perchè faccio l’amore con le donne che mi piacciono e a cui piaccio?

Fotoromanzo dedicato a Lia 4

Fotoromanzo dedicato a Lia

Fotoromanzo dedicato a Lia

Sibilla mi guarda stupita, incredula. La gioia occhieggia dietro alla preoccupazione, cerca di leggermi dentro. Le spiego che vorrei interpretare quel fotoromanzo che lei mi aveva proposto, una specie di omaggio a Lia.
Iniziano subito le riprese, ma girare è stato maledettamente difficile per Max, che rivive ogni istante della sua storia con Lia. L’appoggio di Simona lo aiuta molto.

Max: Siamo arrivati alla fine della giornata, in qualche maniera. Litigando, facendo pace, ripetendo le varie scene fino all’ossessione. Come fate a sopportarmi? Sibilla: Scemo, ti vogliamo bene. Non te ne sei ancora accorto?

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Lia: Come hai fatto a sapere che sono qui? Ennio: L’ho saputo e basta. Ti trovo bene d’aspetto… Lia: Grazie, non hai mai saputo mentire. Comunque… ho piacere di vederti. Ennio: Ho comprato una moto nuova. Ti porterò in giro, piano, per non farti prendere paura. Lia: Fingo di crederci, ma poi…  Basta Ennio, non ce la faccio più. Grazie per essere venuto ma adesso vai.

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Inaspettatamente Lia si sente meglio e fa chiamare Max.

Lia: Ho indossato l’abito più bello. Ho adoperato il profumo che gli piace tanto e lo sto aspettando. Il cielo è immenso sopra la mia testa. Eccolo! Provo un colpo al cuore terribile. Una gioia troppo grande, una felicità insopportabile.

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Max corre alla Lancio da Sibilla…
Max: Lia è guarita, dobbiamo cambiare il finale. Che aspetti a metterti alla macchina da scrivere? Immagino il ritorno dalla chiesa Lia – Lalla con l’abito bianco, la macchina infiorata, riso e confetti che piovono da tutte le parti. E  tu Simona corri a cambiarti, dì alla sarta che ti prepari l’abito da sposa!

La sequenza finale. I confetti, i sorrisi alle labbra, le ultime foto. Stop! Il fotoromanzo è finito.

 

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Crollo di colpo. Ho appena il tempo di rifugiarmi in un angolo dei teatri.

Simona: Max! Max: Scusatemi, mi sta già passando. L’illusione è durata poco, troppo poco. Lia è stata bene solo un’ora, poi… è crollata di colpo. Ha avuto una crisi terribile, l’ultima probabilmente. Mi ha chiesto… ha voluto che il fotoromanzo finisse bene, con i fiori, i confetti e i sorrisi.

Sono rimasti di pietra, non sanno cosa dirmi.

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Ormai non posso fare più nulla. Posso solo prenderle la mano e guardarla morire. Addio, Lia. Avrai una grande chiesa, la musica, tanti fiori. Hai vissuto un amore troppo bello e troppo breve… La mano si è fatta fredda, di porcellana. Lia se n’è andata. Ma io non mi muovo, non posso. Aspetto. Aspetto che torni, ancora una volta…

Fotoromanzo dedicato a Lia

Chi sei tu ragazza-lancio che mi guardi con i tuoi splendidi occhi un po’ tristi? Sai, sarebbe bello conoscerti… sorridi, allunga una mano… possiamo vivere un sogno in due. Una volta si chiamavano vicende vissute, io questa storia l’ho vissuta con te. E non dimenticherò il tuo volto, la tua giovane vita tra le mie mani, l’amore che mi hai donato e che conserverò qui, nel cuore, per sempre.

Questa storia è stata veramente vissuta da Max Delys, ma Lia non si chiamava nè Lia, nè Lalla.

Fotoromanzo dedicato a Lia 3

Fotoromanzo dedicato a Lia

Sibilla: Siediti. Ho da dirti qualcosa. Posso scriverne un fotoromanzo? La tua storia d’amore con Lia.
Max: L’idea mi sembra orribile, di cattivo gusto. Indegna di una donna come Sibilla.

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Max: Il telefono mi sveglia in piena notte, è Marika, ha mandato giù 30 pastiglie di psicofarmaci. Ho chiamato il mio medico di fiducia ma è fuori per un congresso. Ho telefonato per un’ambulanza ma i numeri erano tutti occupati. E se la trovo già morta? Marika! Stai facendo finta. Reciti la commedia… Cosa speravi? Marika: Ne ho prese solo tre. Speravo di trovare la forza di ingoiare il resto prima del tuo arrivo… volevo morire sul serio, Max. Tu non sei il primo a cui abbia telefonato, stanotte. Gli altri se ne sono fregati! Max: I tre tranquillanti hanno fatto il loro effetto. Il dramma si è sciolto in una bella dormita. E io sono ancora qui, come un idiota, a tenerle la manina. Ma si può?

Fotoromanzo dedicato a Lia

Max: Torno a casa che è l’alba. Alla Lancio mi aspettano… Firmo i soliti autografi alle mia amiche ai cancelli. D’improvviso la vedo. Dall’altra parte della strada. In attesa davanti alla chiesa. Seria, immobile, un raggio di sole prima di un temporale.

Fotoromanzo dedicato a Lia

Non ci diciamo nemmeno una parola, ci guardiamo e basta. La prendo per mano. Ci muoviamo. Mi sento alto tre metri, con una forza terribile. Sarei capace di abbattere le case, di sradicare gli alberi, per difendere Lia.

Morire adesso tutti e due. Mentre siamo un’unica cosa…

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Lia per un breve attimo si è sentita meglio ed è tornata da Max, ma quando tornano i dolori, sente il bisogno di stare sola. Manda via Max con la scusa di farsi comperare una bambola. Telefona ad Ennio che la venga a prendere, ma non fanno in tempo ad andarsene prima che torni Max. La gelosia dei due uomini ha il sopravvento e si picchiano, ma poi passata la rabbia, Ennio se ne va, e Max e Lia restano soli.  Lia finalmente tira fuori tutta la disperazione che ha dentro di lei.

Fotoromanzo dedicato a Lia
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Lia: Non ce la faccio più, Max. Ho paura di morire. Tanta paura. Voglio vivere, voglio che questa bambola diventi una cosa vera… Un figlio, un figlio tuo! Max: Sfogati, tanto sappiamo ogni cosa, tutti e due. Lia: Se ho voglia di piangere, posso piangere, se ho male non devo andare a nascondermi in bagno. Max: Staremo insieme per sempre. Lia: Staremo insieme… fino a quando te lo chiederò io. Non di più. Fino a quando sarò ancora abbastanza bella… per poterti piacere.

Fotoromanzo dedicato a Lia

Max: Lia fa la pigra, mi ha buttato fuori dalla camera. Mi ha detto di andarle a prendere dei fiori. Entro in camera, ma non la trovo. Non c’è nemmeno la bambola, e subito vedo il biglietto. “Arrivederci”. Se n’è andata.

Fotoromanzo dedicato a Lia 2

Fotoromanzo dedicato a Lia

Fotoromanzo dedicato a Lia

Lia: Tu sei Max. Mi chiamo Lia, un autografo non mi basta.  Voglio stare con te. Anche per poco. Gli stringo il braccio. Mi accorgo di fargli quasi male. Accontentami. Io… ho solo pochi mesi di vita. Ho un male incurabile. E’ il mio ultimo desiderio, questo. So cosa pensa di me: che sono il classico tipo che devi uccidere, per togliertelo dai piedi. Portami a casa tua, ti prego. Accontentami anche in questo.

Max: Non le credo, naturalmente. La storia del male incurabile è una balla. Perchè l’ho caricata? Perchè me la sto portando a casa? E’ la prima volta che mi succede, giuro. E’ pallida, dolce e impaurita. Quasi quasi la porto ai giardini e le compro un palloncino colorato.

Lia: Per pietà… forse ha accettato di regalarmi un po’ d’amore per pietà. Mi sta bene lo stesso.

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Lia: Perchè mi ringrazi?
Max: Perchè sei sensibile, perchè hai saputo dare un tocco i poesia a questa nostra squallida avventura.

Ho il letto pieno del suo profumo di bambina. La guardo andar via e aspetto che si volti, ma non lo fa, tira diritta. Adesso la chiamo e le chiedo di tornare indietro. Invece no, sono stato zitto. L’ho lasciata sparire. Non so dove abita, conosco soltanto il suo nome. Meglio così, forse la troverò davanti ai cancelli della Lancio, mi ha detto che ci viene spesso. Niente, non è venuta neppure oggi. Affari suoi, dopotutto. Per quello che me ne importa…

Fotoromanzo dedicato a Lia
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Lia: Quando leggo non sento più nemmeno le cannonate. Per poco la sorpresa non mi sbatte per terra. Non ti ho sentito arrivare. Ennio: Sfido io! Sei sempre lì a rincretinirti con quelle porcate di storie. Lia: Porcate sono quelle che leggi tu. E poi lasciami in pace. Che vuoi? Ennio: Fammi vedere quello che stavi leggendo! Lia: Ci mancherebbe… dentro le pagine ho la foto che ieri sera “lui” mi ha dedicato. Molla! Finirai per romperlo! L’hai rotto! Ridammi la foto! Si può essere più stupidamente cattivi di così? Sento la moto che se ne va, con quell’imbecille in sella che se la ride.

Fotoromanzo dedicato a Lia

Lo squillo del campanello.

Max: Se fosse Lia…
Mi ero dimenticato che esistesse! E invece eccola di nuovo tra i piedi, col suo dannato fotografo, con il suo sorriso insopportabile, pieno di denti. E’ Marika Kaser, che nervi. E’ di Bergamo, ma fa finta di essere nata ad Amburgo. Così ha deciso il nostro comune agente cinematografico.

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Ancora una volta sul set:

Amica di Lia: Signor Max… Tanti saluti da parte di Lia. Max: Dov’è? Quando l’hai vista? Amica di Lia: E’ al “Regina Elena”, in ospedale, per una visita di controllo. Ha… un brutto male, poveretta. Non lo sapeva? Max: Un brutto male? Ma allora mi aveva detto la verità. Non era una balla. Ho dentro uno schianto, un grido, una bomba che esplode. Non sento neanche quello che dice il regista.

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Improvvisamente Sibilla, la sceneggiatrice della Lancio, diventa il mio rifugio, la poltrona vicino al caminetto, un’amica come non lo è ancora mai stata. Si chiama Lia, ha pochi mesi di vita, stiamo andando a trovarla.

Lia: Mi hanno detto: “puoi andare a casa. Tra venti giorni tornerai qui per un altro esame.” A casa… a casa mia madre piange e mio padre beve. Invece di tirarmi su… finiscono di ammazzarmi. Ho il naso rosso, le lebbra screpolate. Devo essere un orrore, ma chi se ne frega? Tanto, non ho mica Max vicino a me.

Fotoromanzo dedicato a Lia

Max: Potessi almeno sapere dov’è… Lo squillo del telefono mi mette in allarme, mi sento lo stomaco in bocca per l’emozione. Lia, da dove chiami?

Fotoromanzo dedicato a Lia

Fotoromanzo dedicato a Lia 1

Fotoromanzo dedicato a Lia

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Kolossal n. 58 del settembre 1979
Soggetto: Raf Conero – Regia: Paolo Brunetti – Fotografo: Claudio Morico

Attori: Max Delys – Gioia Scola – Simona Pelei – Riccardo Bonacchi – Adriana Rame – Sherry Buchanan –  Vittorio Richelmy – Enzo Colajacono – Silla Bettini

Dove sei Lia? Ti trovo nei miei ricordi… ti vedo confusa tra i volti di tutte le “ragazzelancio” che mi aspettano là fuori dei cancelli. Dove sei Lia? La tua voce è nel vento… i tuoi occhi illuminano la mia notte…

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Salve, mi chiamo Max e sono uno degli attori della “Lancio”. La mia vita?  Siete curiosi di conoscerla? Niente di più facile. Accodatevi e seguitemi…

Il primo ostacolo. il più simpatico e il più duro da superare. Le fedelissime, quelle che non si stancano mai.  “Calma, ragazze, lasciatemi entrare, come al solito sono in ritardo.”

Fotoromanzo dedicato a Lia
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Sono Lia. Sono nata in una borgata romana. Una ragazza come tante, solo più jellata delle altre. Il perchè lo so io e me lo tengo.

Fotoromanzo dedicato a Lia
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“Bello, alto, vitaminizzato, pieno di spocchia. Lo detesto, anche se è un bravo ragazzo. Da quando mi sono lasciata baciare da lui in un Cinema ha deciso chissà cosa, ma se lo sogna.”

Lia: Vado dalla sarta a ritirare un vestito di mia madre. “Poveraccio, aspetterà un bel po’, non sa che la casa ha due portoni. Quando se ne accorgerà, io sarò già alla Lancio.”

 

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Lia: “Alla Lancio non ci vado tutti i giorni, solo quando deve girare Max, è lui che voglio. Ormai è un chiodo fisso, un incubo, una voglia matta, ecco. Peccato che lui non mi fili per niente”

Max è già entrato e sta girando una scena

Max: “Il meraviglioso lavoro di sempre, la ricerca del personaggio, dei toni giusti, dell’atmosfera.
Regista: Quelle luci… più basse… Non voglio vedere tagli di luce su Simona! Rifate il bacio, voi due!
Max: Non fatevi delle idee sbagliate. I baci sono una finzione scenica. Una volta, all’inizio della carriera, tentavo di fare sul serio, ma poi… ho capito che il lavoro da noi, è una cosa troppo importante.

Fotoromanzo dedicato a Lia

Max: “E anche questa giornata, come tutte le altre, è finita. Ho un appuntamento con una donna, com’è? Normale, come tutte le altre. E, come tutte le donne, è in ritardo cronico, fin troppo. E’ già passata mezzora e forse non è potuta venire. “

Lia: Giornata normale come tutte le altre. Alla Lancio non ho visto Max e sono andata a ritirare il vestito di mia madre dalla sarta… E d’improvviso lo vedo. E’ come un colpo di vento che mi scompiglia i capelli. E, altrettanto all’improvviso, mi sento stranamente calma, tranquilla”  

Fotoromanzo dedicato a Lia