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L’amante segreta 2

L’amante segreta

L'amante segreta

Da un po’ di tempo si incontrano spesso…

Elena: Come può anche solo immaginare che io… che io possa interessarmi a uno come lei?
Sandro: C’è un abisso tra noi due, tra  le nostre classi sociali… e non so dove volevo arrivare standoti dietro. Ma mi piacevi… e tanto, anche. Una cosa così diversa da tutte le altre volte. Ma da oggi non te le romperò più le scatole. Chissà che mi aveva preso, da quel giorno che ci siamo incontrati in treno… di vivere pensando a te!

L'amante segreta

Ma Elena si accorge pian piano di essersi innamorata proprio di Sandro Borelli. Non riesce a controllarsi, esce in fretta per vederlo anche solo per un attimo alla libreria.  Ma lui è ancora offeso e la tratta male. Quando entra nel negozio Melissa, la accoglie a braccia aperte.

Sandro: Oh, non ti preoccupare della contessina Mastini, è di un altro pianeta. Non si interessa certo delle povere storie campestri della gente come noi… lei!

L'amante segreta
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Ma Elena insiste e va a trovarlo a casa sua.

Sandro: Questa poi, giuro che non credo ai miei occhi. Tu in casa mia! Paura che ti vedano?

Le parole non le trova proprio. Tenta di dirglielo così, con lo sguardo, quello che prova… e lui, capisce.

Sandro: Dì, Elena… ma è proprio vero? Si stupisce ancora solo per un attimo… Poi comincia a stringerla e… non pensa più a niente.

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Elena: E adesso vai pure a dirlo a tutti… che hai fatto l’amore con me. Sandro: Dì, ma per chi mi hai preso? Ti penti, adesso, di aver fatto l’amore con me? Elena: Oh, no che non mi pento, accidenti! Anche se so bene che per te è stata un’avventura come un’altra. Sandro: Ne sei proprio sicura? Ho ben poco da offrirti, non ho soldi, nè una bella casa… Ma ti amo moltissimo… Sono pazzo di te, credimi. Vuoi sposarmi?

Elena: “Stare sempre con lui, dormire e svegliarsi insieme a lui, senza dovermi nascondere, alla luce del sole. Vuole me… vuole stare con me. Non gliene importa niente di Melissa e neppure di tutte le altre. Ama me.”

L'amante segreta
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La notizia del matrimonio fa ben presto il giro del paese. Melissa va in libreria a chiedere spiegazioni.

Sandro: E poi… perchè te la pigli tanto? Elena ha il coraggio di mettersi contro tutti, per diventare mia moglie. In fondo è solo questo che vi fa rabbia… Tutte voi avete sempre preferito restare nell’ombra, e che nessuno ne sapesse niente.

Solo questo conta, aveva detto Elena, il giorno del loro matrimonio. L’amore, la felicità di essere insieme e lasciarsi vivere… Ma a volte, tutto questo può non bastare. E passano, da quel giorno, solo pochi mesi.

Elena: Lo sapranno tutti ormai, che proprio oggi ho lasciato mio marito per tornarmene qui, dopo una serie di tremende liti. Sono la loro unica figlia. Da come li conosco, i miei genitori mi riapriranno le braccia e… e saranno ben felici di potermi dire che avevano ragione loro.

Sandro: Tutto finito. Durato meno di un attimo. Tanto poco che dovrei dimenticare, e invece… Invece ci si tormenta, su quei ricordi. E lei gli manca, in modo violento, lacerante.  E dire che mi ha reso la vita un inferno.

Si incontrano per caso al fiume…

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Sandro: Dai, torna dalla tua mammina. Mi innervosisce averti qui e… non riesco a concentrarmi sulla pesca. Elena: Me ne andrò quando avrò voglia di andarmene. Sandro: Te ne vai ADESSO!  Ti ci accompagno io e di volata nella tua bella villa da nobili capitalisti. Se hai voglia di passeggiare, passeggia nel tuo parco immenso.
Chissà com’è invece, che ora si stanno baciando. E si baciano con furia e passione, con violenza.

Elena: Guarda che… che io non ci torno con te! Sandro: E chi ti vuole? Non sono pazzo a volerti di nuovo per casa. E’ stato un inferno.

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Da quel giorno però, riprendono a vedersi.

Sandro: Ti rendi conto che ci stiamo incontrando come due amanti segreti, clandestini? Elena: Non siamo capaci di vivere insieme, noi due. Inutile insistere. Sandro: Dovrai scegliere prima o poi. O me o il tuo ambiente. Elena: Ho già fatto la mia scelta: voglio entrambe le cose. Sandro: Un giorno ti accorgerai che dopo tutto non sono così importante, neppure per l’amore. E sarà finita. Elena: Non è vero, non finirà mai.

Amico di Sandro: C’è una voce, che corre su di te. Riguarda la tua ultima conquista. Pare che ti incontri con una signora. Ma la gente non è riuscita a sapere di chi si tratta. Ti stai dimenticando di tua moglie finalmente?
Sandro: Se sapesse che si tratta proprio di Elena, mi darebbe dell’idiota. Accettare di vederla di nascosto… Un compromesso ridicolo, assurdo, che mi pesa sempre di più.

Sandro è gelosissimo. Vede passare Elena in macchina con Dario e furente, si fa consolare da Melissa. Elena va a casa di Sandro e li trova insieme. Se ne va sbattendo la porta.

Sandro: Tornatene a casa Melissa, subito. Sì, Melissa, vai via e… scusa. Ti ho chiamato qui perchè Elena ti vedesse. E questo serve a mettere la parola fine fra me e lei.

L'amante segreta

Elena è corsa a casa ed è disperata.
Zia di Elena: Perchè continui a piangere, che è successo? Ascolta bambina, voglio che tu sappia qualcosa di me. Qualcosa che non sa nessuno e che chi la sa… ha quasi dimenticato. Avevo diciotto anni e vivevo in questa stessa casa.  I tuoi nonni, erano molto severi, aristocratici. E io mi innamorai dell’uomo più sbagliato di questa terra. Era il guardiacaccia degli Aldobrandi. E in più purtroppo, era sposato. Decidemmo di fuggire insieme, ma la macchina uscì di strada a una curva. Lui morì sul colpo, io invece mi salvai, purtroppo, e da quel giorno sono inchiodata qui, ad una sedia a rotelle.  Elena: Oh, zia, è terribile. Zia di Elena: Terribile fu perderlo per sempre. E lo scandalo, la mia infermità, il venire rinchiusa qui dentro come la vergogna della famiglia. Qui dentro, a ricordare quel breve periodo felice. Gli uomini del nostro ambiente erano molto gentili con me, con la “contessina” Sara Mastini. Ma lui… a lui non interessava la contessina Mastini. Lui amava me, capisci?

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Elena: Lui… come Sandro. Anche Sandro era così con me. Non gli importava un accidente della contessina Elena Mastini… amava me. Come ho potuto resistere tanto tempo senza di lui?

Sono venuta solo per salutarti, mamma. Torno da Sandro… Da mio marito, se mi vorrà ancora.

L'amante segreta

L’amante segreta 1

L'amante segreta

L’amante segreta

Kolossal n. 57 del agosto 1979
Soggetto: Vanna De Angelis – Regia: Claudio Ferrari – Fotografo: Claudio Morico

Attori: Simona Pelei – Franco Gasparri – Wendy D’Olive – Riccardo Bonacchi – Adriana Rame – Jorgan Magdaloni – Mirella Mereu – Gianni Medici – Gianni Gori – Bianca Maria Simonelli

Sandro Borelli è il proprietario della libreria della città. In realtà è poco più di un grosso paese, affondato nella campagna. D’estate ci si impazzisce di caldo e d’inverno si è schiacciati dalla nebbia e dal gelo. Un luogo dove si può anche morire di noia. Tutti vogliono sapere tutto di tutti. Non c’è scampo alla maligna curiosità della gente… E lì uno o si sforza di rigar dritto o se ne frega e allora fa quello che vuole. Sandro è uno di quelli che se ne fregano, appunto.

L'amante segreta
L'amante segreta

Farmacista: Hai dormito fuori stanotte. Sandro: E ti pareva che non lo sapeste già tutti, in questo paesotto di mortinpiedi. Farmacista: Chi è lei? Sandro: Se ve lo dicessi io, chi è lei, perdereste ogni gusto al pettegolezzo.

L'amante segreta
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Sandro gira in mezzo alla strada con la sua bicicletta intralciando il passo all’auto di Elena.

Elena non vorrebbe, ma non ci resiste a non guardarlo in faccia, quel tipo, e in un attimo nota tutto di lui… Il sorriso provocante, la fredda curiosità con cui la fissa, quegli occhi pungenti e sfrontati.

L'amante segreta
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Melissa: Passavo e sono entrata a dirti… a dirti che in giro lo sanno già tutti che stanotte sei stato da me. Sandro: Non dovevi entrare qui, allora. Questo non fa che confermare i loro sospetti. Melissa: Se lo viene a sapere mio padre sono fritta. Se tu per caso volessi sposarmi, sono certa che i miei ti manderebbero all’inferno. Sandro: A parte che non ho proprio intenzione di sposarmi, ma… accetteresti? Melissa: No. Non ce la farei a tirarmi addosso l’intero paese, e soprattutto i miei genitori. Eppure mi piaci da matti!

L'amante segreta

Lei va in città a comprare un vestito, lui a rifornire la libreria, e così si incontrano in treno…

Sandro: Che ci fa una contessina Mastini, in uno scompartimento di seconda classe?

Elena: La smetta di guardarmi. Sandro: Ma se l’avrò guardata sì e no un paio di volte. In treno, poi, lo trovo squallido. Elena: Spero bene che lei sappia stare al suo posto, signor Borelli. Ci mancherebbe altro che si permettesse di essere sfacciato proprio con me.

Sandro: “Ah, è così? Adesso ti sistemo io, stupidella”.

L'amante segreta

Dì, lo sai che hai una bocca che fa sognare? E due gambe splendide. Anche il resto, è niente male, anzi… Non riesci più a spiccicare una sola parola, vero? E così rossa in viso, sei ancora più eccitante. Vuoi che ti dica che cosa sto pensando in questo momento? Elena: Basta! Sandro: Ma no, Cappuccetto Rosso non può più scappar via. E non urlare, c’è gente che ti conosce sul vagone. E’ tardi, ormai, pupetta. Non dovevi rischiare tanto con me. Non dovevi fermarti qui con me… con il bau-bau, con il diavolo in persona! Adesso vedrai che ti succederà…

L'amante segreta

Niente. Non è successo proprio niente.

Elena: ” Mi stava stringendo, credevo mi baciasse… invece mi ha scaraventata qui, di colpo, senza più una parola. “

Sandro: Ti credi fatta di pasta tanto diversa dagli altri mortali? Elena: Tanto diversa da lei… senz’altro. Lei è volgare. Dicono che non ha la minima educazione. Nè moralità. Dicono che non ha rispetto per niente e per nessuno. Dicono che non ha scrupoli e…  Sandro: Dicono… dicono… dicono tutte queste stronzate… perchè faccio l’amore con le donne che mi piacciono e a cui piaccio?

Fotoromanzo dedicato a Lia 4

Fotoromanzo dedicato a Lia

Fotoromanzo dedicato a Lia

Sibilla mi guarda stupita, incredula. La gioia occhieggia dietro alla preoccupazione, cerca di leggermi dentro. Le spiego che vorrei interpretare quel fotoromanzo che lei mi aveva proposto, una specie di omaggio a Lia.
Iniziano subito le riprese, ma girare è stato maledettamente difficile per Max, che rivive ogni istante della sua storia con Lia. L’appoggio di Simona lo aiuta molto.

Max: Siamo arrivati alla fine della giornata, in qualche maniera. Litigando, facendo pace, ripetendo le varie scene fino all’ossessione. Come fate a sopportarmi? Sibilla: Scemo, ti vogliamo bene. Non te ne sei ancora accorto?

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Lia: Come hai fatto a sapere che sono qui? Ennio: L’ho saputo e basta. Ti trovo bene d’aspetto… Lia: Grazie, non hai mai saputo mentire. Comunque… ho piacere di vederti. Ennio: Ho comprato una moto nuova. Ti porterò in giro, piano, per non farti prendere paura. Lia: Fingo di crederci, ma poi…  Basta Ennio, non ce la faccio più. Grazie per essere venuto ma adesso vai.

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Inaspettatamente Lia si sente meglio e fa chiamare Max.

Lia: Ho indossato l’abito più bello. Ho adoperato il profumo che gli piace tanto e lo sto aspettando. Il cielo è immenso sopra la mia testa. Eccolo! Provo un colpo al cuore terribile. Una gioia troppo grande, una felicità insopportabile.

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Max corre alla Lancio da Sibilla…
Max: Lia è guarita, dobbiamo cambiare il finale. Che aspetti a metterti alla macchina da scrivere? Immagino il ritorno dalla chiesa Lia – Lalla con l’abito bianco, la macchina infiorata, riso e confetti che piovono da tutte le parti. E  tu Simona corri a cambiarti, dì alla sarta che ti prepari l’abito da sposa!

La sequenza finale. I confetti, i sorrisi alle labbra, le ultime foto. Stop! Il fotoromanzo è finito.

 

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Crollo di colpo. Ho appena il tempo di rifugiarmi in un angolo dei teatri.

Simona: Max! Max: Scusatemi, mi sta già passando. L’illusione è durata poco, troppo poco. Lia è stata bene solo un’ora, poi… è crollata di colpo. Ha avuto una crisi terribile, l’ultima probabilmente. Mi ha chiesto… ha voluto che il fotoromanzo finisse bene, con i fiori, i confetti e i sorrisi.

Sono rimasti di pietra, non sanno cosa dirmi.

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Ormai non posso fare più nulla. Posso solo prenderle la mano e guardarla morire. Addio, Lia. Avrai una grande chiesa, la musica, tanti fiori. Hai vissuto un amore troppo bello e troppo breve… La mano si è fatta fredda, di porcellana. Lia se n’è andata. Ma io non mi muovo, non posso. Aspetto. Aspetto che torni, ancora una volta…

Fotoromanzo dedicato a Lia

Chi sei tu ragazza-lancio che mi guardi con i tuoi splendidi occhi un po’ tristi? Sai, sarebbe bello conoscerti… sorridi, allunga una mano… possiamo vivere un sogno in due. Una volta si chiamavano vicende vissute, io questa storia l’ho vissuta con te. E non dimenticherò il tuo volto, la tua giovane vita tra le mie mani, l’amore che mi hai donato e che conserverò qui, nel cuore, per sempre.

Questa storia è stata veramente vissuta da Max Delys, ma Lia non si chiamava nè Lia, nè Lalla.

Fotoromanzo dedicato a Lia 3

Fotoromanzo dedicato a Lia

Sibilla: Siediti. Ho da dirti qualcosa. Posso scriverne un fotoromanzo? La tua storia d’amore con Lia.
Max: L’idea mi sembra orribile, di cattivo gusto. Indegna di una donna come Sibilla.

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Max: Il telefono mi sveglia in piena notte, è Marika, ha mandato giù 30 pastiglie di psicofarmaci. Ho chiamato il mio medico di fiducia ma è fuori per un congresso. Ho telefonato per un’ambulanza ma i numeri erano tutti occupati. E se la trovo già morta? Marika! Stai facendo finta. Reciti la commedia… Cosa speravi? Marika: Ne ho prese solo tre. Speravo di trovare la forza di ingoiare il resto prima del tuo arrivo… volevo morire sul serio, Max. Tu non sei il primo a cui abbia telefonato, stanotte. Gli altri se ne sono fregati! Max: I tre tranquillanti hanno fatto il loro effetto. Il dramma si è sciolto in una bella dormita. E io sono ancora qui, come un idiota, a tenerle la manina. Ma si può?

Fotoromanzo dedicato a Lia

Max: Torno a casa che è l’alba. Alla Lancio mi aspettano… Firmo i soliti autografi alle mia amiche ai cancelli. D’improvviso la vedo. Dall’altra parte della strada. In attesa davanti alla chiesa. Seria, immobile, un raggio di sole prima di un temporale.

Fotoromanzo dedicato a Lia

Non ci diciamo nemmeno una parola, ci guardiamo e basta. La prendo per mano. Ci muoviamo. Mi sento alto tre metri, con una forza terribile. Sarei capace di abbattere le case, di sradicare gli alberi, per difendere Lia.

Morire adesso tutti e due. Mentre siamo un’unica cosa…

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia
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Lia per un breve attimo si è sentita meglio ed è tornata da Max, ma quando tornano i dolori, sente il bisogno di stare sola. Manda via Max con la scusa di farsi comperare una bambola. Telefona ad Ennio che la venga a prendere, ma non fanno in tempo ad andarsene prima che torni Max. La gelosia dei due uomini ha il sopravvento e si picchiano, ma poi passata la rabbia, Ennio se ne va, e Max e Lia restano soli.  Lia finalmente tira fuori tutta la disperazione che ha dentro di lei.

Fotoromanzo dedicato a Lia
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Lia: Non ce la faccio più, Max. Ho paura di morire. Tanta paura. Voglio vivere, voglio che questa bambola diventi una cosa vera… Un figlio, un figlio tuo! Max: Sfogati, tanto sappiamo ogni cosa, tutti e due. Lia: Se ho voglia di piangere, posso piangere, se ho male non devo andare a nascondermi in bagno. Max: Staremo insieme per sempre. Lia: Staremo insieme… fino a quando te lo chiederò io. Non di più. Fino a quando sarò ancora abbastanza bella… per poterti piacere.

Fotoromanzo dedicato a Lia

Max: Lia fa la pigra, mi ha buttato fuori dalla camera. Mi ha detto di andarle a prendere dei fiori. Entro in camera, ma non la trovo. Non c’è nemmeno la bambola, e subito vedo il biglietto. “Arrivederci”. Se n’è andata.

Fotoromanzo dedicato a Lia 2

Fotoromanzo dedicato a Lia

Fotoromanzo dedicato a Lia

Lia: Tu sei Max. Mi chiamo Lia, un autografo non mi basta.  Voglio stare con te. Anche per poco. Gli stringo il braccio. Mi accorgo di fargli quasi male. Accontentami. Io… ho solo pochi mesi di vita. Ho un male incurabile. E’ il mio ultimo desiderio, questo. So cosa pensa di me: che sono il classico tipo che devi uccidere, per togliertelo dai piedi. Portami a casa tua, ti prego. Accontentami anche in questo.

Max: Non le credo, naturalmente. La storia del male incurabile è una balla. Perchè l’ho caricata? Perchè me la sto portando a casa? E’ la prima volta che mi succede, giuro. E’ pallida, dolce e impaurita. Quasi quasi la porto ai giardini e le compro un palloncino colorato.

Lia: Per pietà… forse ha accettato di regalarmi un po’ d’amore per pietà. Mi sta bene lo stesso.

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Lia: Perchè mi ringrazi?
Max: Perchè sei sensibile, perchè hai saputo dare un tocco i poesia a questa nostra squallida avventura.

Ho il letto pieno del suo profumo di bambina. La guardo andar via e aspetto che si volti, ma non lo fa, tira diritta. Adesso la chiamo e le chiedo di tornare indietro. Invece no, sono stato zitto. L’ho lasciata sparire. Non so dove abita, conosco soltanto il suo nome. Meglio così, forse la troverò davanti ai cancelli della Lancio, mi ha detto che ci viene spesso. Niente, non è venuta neppure oggi. Affari suoi, dopotutto. Per quello che me ne importa…

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Lia: Quando leggo non sento più nemmeno le cannonate. Per poco la sorpresa non mi sbatte per terra. Non ti ho sentito arrivare. Ennio: Sfido io! Sei sempre lì a rincretinirti con quelle porcate di storie. Lia: Porcate sono quelle che leggi tu. E poi lasciami in pace. Che vuoi? Ennio: Fammi vedere quello che stavi leggendo! Lia: Ci mancherebbe… dentro le pagine ho la foto che ieri sera “lui” mi ha dedicato. Molla! Finirai per romperlo! L’hai rotto! Ridammi la foto! Si può essere più stupidamente cattivi di così? Sento la moto che se ne va, con quell’imbecille in sella che se la ride.

Fotoromanzo dedicato a Lia

Lo squillo del campanello.

Max: Se fosse Lia…
Mi ero dimenticato che esistesse! E invece eccola di nuovo tra i piedi, col suo dannato fotografo, con il suo sorriso insopportabile, pieno di denti. E’ Marika Kaser, che nervi. E’ di Bergamo, ma fa finta di essere nata ad Amburgo. Così ha deciso il nostro comune agente cinematografico.

Fotoromanzo dedicato a Lia

Ancora una volta sul set:

Amica di Lia: Signor Max… Tanti saluti da parte di Lia. Max: Dov’è? Quando l’hai vista? Amica di Lia: E’ al “Regina Elena”, in ospedale, per una visita di controllo. Ha… un brutto male, poveretta. Non lo sapeva? Max: Un brutto male? Ma allora mi aveva detto la verità. Non era una balla. Ho dentro uno schianto, un grido, una bomba che esplode. Non sento neanche quello che dice il regista.

Fotoromanzo dedicato a Lia

Improvvisamente Sibilla, la sceneggiatrice della Lancio, diventa il mio rifugio, la poltrona vicino al caminetto, un’amica come non lo è ancora mai stata. Si chiama Lia, ha pochi mesi di vita, stiamo andando a trovarla.

Lia: Mi hanno detto: “puoi andare a casa. Tra venti giorni tornerai qui per un altro esame.” A casa… a casa mia madre piange e mio padre beve. Invece di tirarmi su… finiscono di ammazzarmi. Ho il naso rosso, le lebbra screpolate. Devo essere un orrore, ma chi se ne frega? Tanto, non ho mica Max vicino a me.

Fotoromanzo dedicato a Lia

Max: Potessi almeno sapere dov’è… Lo squillo del telefono mi mette in allarme, mi sento lo stomaco in bocca per l’emozione. Lia, da dove chiami?

Fotoromanzo dedicato a Lia

Fotoromanzo dedicato a Lia 1

Fotoromanzo dedicato a Lia

Fotoromanzo dedicato a Lia

Kolossal n. 58 del settembre 1979
Soggetto: Raf Conero – Regia: Paolo Brunetti – Fotografo: Claudio Morico

Attori: Max Delys – Gioia Scola – Simona Pelei – Riccardo Bonacchi – Adriana Rame – Sherry Buchanan –  Vittorio Richelmy – Enzo Colajacono – Silla Bettini

Dove sei Lia? Ti trovo nei miei ricordi… ti vedo confusa tra i volti di tutte le “ragazzelancio” che mi aspettano là fuori dei cancelli. Dove sei Lia? La tua voce è nel vento… i tuoi occhi illuminano la mia notte…

Fotoromanzo dedicato a Lia

Salve, mi chiamo Max e sono uno degli attori della “Lancio”. La mia vita?  Siete curiosi di conoscerla? Niente di più facile. Accodatevi e seguitemi…

Il primo ostacolo. il più simpatico e il più duro da superare. Le fedelissime, quelle che non si stancano mai.  “Calma, ragazze, lasciatemi entrare, come al solito sono in ritardo.”

Fotoromanzo dedicato a Lia
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Sono Lia. Sono nata in una borgata romana. Una ragazza come tante, solo più jellata delle altre. Il perchè lo so io e me lo tengo.

Fotoromanzo dedicato a Lia
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“Bello, alto, vitaminizzato, pieno di spocchia. Lo detesto, anche se è un bravo ragazzo. Da quando mi sono lasciata baciare da lui in un Cinema ha deciso chissà cosa, ma se lo sogna.”

Lia: Vado dalla sarta a ritirare un vestito di mia madre. “Poveraccio, aspetterà un bel po’, non sa che la casa ha due portoni. Quando se ne accorgerà, io sarò già alla Lancio.”

 

Fotoromanzo dedicato a Lia
Fotoromanzo dedicato a Lia

Lia: “Alla Lancio non ci vado tutti i giorni, solo quando deve girare Max, è lui che voglio. Ormai è un chiodo fisso, un incubo, una voglia matta, ecco. Peccato che lui non mi fili per niente”

Max è già entrato e sta girando una scena

Max: “Il meraviglioso lavoro di sempre, la ricerca del personaggio, dei toni giusti, dell’atmosfera.
Regista: Quelle luci… più basse… Non voglio vedere tagli di luce su Simona! Rifate il bacio, voi due!
Max: Non fatevi delle idee sbagliate. I baci sono una finzione scenica. Una volta, all’inizio della carriera, tentavo di fare sul serio, ma poi… ho capito che il lavoro da noi, è una cosa troppo importante.

Fotoromanzo dedicato a Lia

Max: “E anche questa giornata, come tutte le altre, è finita. Ho un appuntamento con una donna, com’è? Normale, come tutte le altre. E, come tutte le donne, è in ritardo cronico, fin troppo. E’ già passata mezzora e forse non è potuta venire. “

Lia: Giornata normale come tutte le altre. Alla Lancio non ho visto Max e sono andata a ritirare il vestito di mia madre dalla sarta… E d’improvviso lo vedo. E’ come un colpo di vento che mi scompiglia i capelli. E, altrettanto all’improvviso, mi sento stranamente calma, tranquilla”  

Fotoromanzo dedicato a Lia

Adesso puoi lasciarmi addio 2

Adesso puoi lasciarmi… addio

Ermanno va a cercare Sveva…

Ermanno: Oggi era… il giorno del nostro matrimonio. Sveva: E’ stato meglio così, meglio prima che dopo. Non ti ho mai mentito, c’è solo una grande confusione nella mia testa. Non è facile come sembra. La vita non è così: tagliata con l’accetta, metà bianca e metà nera. A volte i nostri sentimenti si confondono, si accavallano. Non c’è nulla di netto, di preciso. Ermanno: Dormi nel letto con lui e mi dici che ti sono caro.  Potevi venire da me, spiegarmi. Ne avremmo discusso insieme, da persone civili. Sei fuggita così, senza una parola. Sveva: Avrei voluto sposarti, essere felice e serena con te, ma non potevo, sono come un uccellino rimasto incollato al panio e che non ha scampo. Ermanno: Cos’è questa voglia di punirti, di mortificarti? Perchè? Sei pazza e travolgi anche me nella tua pazzia. Ma non posso serbarti rancore. Se hai bisogno…

Scene di ordinaria follia… Sebastian non ha mantenuto la promessa di non bucarsi più

Ma poi le torna a giurare che smetterà veramente,  le chiede aiuto col cuore, e Sveva accetta nuovamente di stargli vicino, aiutandolo a superare quelle tremende crisi di astinenza.
Sebastian: Soffro da impazzire, come se una mano mi afferrasse le viscere e me le strizzasse. Mi sento morire… aiutami, non ce la faccio.

Sebastian: Non è possibile smettere così all’improvviso… ci posso rimettere la pelle. Bisogna ridurre lentamente, per il primo mese almeno una volta al giorno, poi faremo una volta ogni due giorni.  Sveva: Ma quella maledetta porcheria costa più dell’oro… Chi ce li darà i soldi?

Sebastian ha nuovamente usato le dosi che Sveva aveva nascosto senza dirle nulla.

Sveva: Ma lo sai che ho fatto, per averle? Ho dovuto supplicare i più schifosi spacciatori, mi sono umiliata dinanzi a gente che mi faceva schifo.  Sebastian: Oh, non darti arie di aristocratica in esilio tra i plebei. Sveva: Lui, il grande artista, sta sul letto e aspetta, ed io per trovare i soldi ho fatto la modella all’Accademia. Mi sono messa nuda davanti a trenta studenti, per ventimila lire l’ora. Io faccio di tutto Sebastian, perchè non mi aiuti?

Adesso puoi lasciarmi... addio

Sveva chiede aiuto alla madre, che a malavoglia decide di aiutarla, ma il marito le trova nella borsetta i soldi per la figlia e va su tutte le furie. Non le rimane che chiedere aiuto ad Ermanno.

Ermanno: Mi stai facendo fare la figura dell’imbecille. Ed è la prima volta in vita mia. Sveva: Perchè parli così? Non è degno di te. Ermanno: Già, troppo facile, Ermanno è nobile, virtuoso, onesto. E intanto… Tu stai con lui e io non faccio che vedervi insieme. E’ come un chiodo nel cervello che mi impedisce di lavorare, di vivere, di respirare. Già, ma tu devi fare la tua autopunizione, io però, perchè devo soffrire? Vuoi i miei soldi, ma cosa sei pronta a fare per averli? Sveva: Tutto. Ermanno: Va bene, spogliati. Hai capito benissimo, voglio qualcosa in cambio, te.  Sveva: Ma quello che fai è una vigliaccata di quelle… 

Adesso puoi lasciarmi... addio
Adesso puoi lasciarmi... addio

Ermanno: Tu hai fatto anche di peggio. Se vuoi questi soldi, guadagnateli.   No, Sveva, no. Scusami tesoro, mi vergogno di averlo solo pensato. Sveva: Non ti serbo rancore. Ermanno: Perchè non sono riuscito a farmi amare così da te? Sveva: Forse perchè non sei abbastanza infelice.

Adesso puoi lasciarmi... addio
Adesso puoi lasciarmi... addio

Ma poi, grazie ai soldi di Ermanno,  Sebastian si sottopone alla cura di disintossicazione e pian piano, con atroci sofferenze, e con la pazienza e la dedizione di Sveva, ne viene fuori.  Riesce a tornare quello di una volta, gli torna la forza e la voglia di lavorare, di creare. E il mercante d’arte Jolas gli trova un acquirente per un suo vecchio lavoro. Finalmente le cose iniziano ad ingranare, un famoso mercante d’arte gli propone un contratto in esclusiva se parte per l’America. Sebastian non chiede neppure a Sveva se lei è d’accordo, le chiede semplicemente di aspettare che lui la chiami. Il sorriso di Sveva si spegne lentamente.  Sveva: Ora è un altro, non ha più bisogno di me. Mi dimenticherà, lo sento… Gli artisti sono uomini che rimangono bambini, con tutti i capricci, l’egoismo e il fascino dei bambini.

Adesso puoi lasciarmi... addio

La madre va a cercare Sveva supplicandola di tornare a casa ora che è rimasta sola.

Madre di Sveva: Hai fatto tutto questo per quell’uomo che ti ha piantata come uno straccio vecchio. Sveva: Non avete mai capito niente di me… Io non ho fatto niente per Sebastian, quello che ho fatto, l’ho fatto per me, per la mia coscienza, per la mia pace interiore.  Madre di Sveva: Cosa fai ancora qui? Lo aspetti ancora? Ma Sebastian si è scordato che esisti.

Ma le visite non sono finite…

Ermanno: Mi ero preparato un sacco di belle cose da dire ma adesso sento che non ce la faccio a dirtele. Comincerò dalla fine, mi vuoi sposare Sveva? Non mi rispondi, ti sembra tanto brutta la prospettiva di vivere con me per sempre? Sveva: No, non mi sembra affatto brutta. Solo che… ancora non me la sento. Un giorno forse, se me lo chiederai di nuovo, ti sposerò. Sì, sarebbe bello potergli dire di sì, e forse un giorno… Penso che un giorno ti sposerò. Lo penso davvero, Ermanno. E’ la cosa più sensata che posso fare.

Adesso puoi lasciarmi... addio
Adesso puoi lasciarmi... addio

Ma se un giorno “lui” mi chiamasse, mi invitasse a raggiungerlo, sarei capace di resistere? L’amore è più forte di qualunque volontà. L’amore… il mio amore è Sebastian.

Adesso puoi lasciarmi addio 1

Adesso puoi lasciarmi... addio

Adesso puoi lasciarmi… addio

Kolossal n. 47 dell’ottobre 1978
Soggetto: Stefano Reda – Regia: Paolo Brunetti – Fotografo: Gianni Cavicchia

Attori: Marina Coffa – Max Delys- Frank O’Neil – Adriana Rame – Gianni Medici – Kirk Morris – Gianfranco De Angelis – Gabriele Villa – Nando Sarlo – Franco Graceffa

Manca solo una settimana alle nozze di Sveva con Ermanno, entrambi giovani, belli e ricchi.

Ma il passato di Sveva bussa prepotentemente alla porta… Un poliziotto le chiede di identificare una persona che è stata trovata per terra in un giardino pubblico, con la sua foto ed il suo nome in tasca.

Adesso puoi lasciarmi... addio
Adesso puoi lasciarmi... addio

E’ un flash…. I ricordi tornano tutti insieme,  felicità e disperazione, ed un solo nome: Sebastian.
“Sebastian, che hai fatto di te? Chi ti ha ridotto in questo stato?”
Sveva non sa staccarsi da quel letto di ospedale.

Adesso puoi lasciarmi... addio
Adesso puoi lasciarmi... addio

Non ci capivo niente di tutte le cose che facevi, ma credevo nel tuo genio, nel tuo lavoro di forgiatore. Sono stati giorni felici, ore brucianti, minuti senza tempo, fra lo stupore dei robivecchi, quando cercavi l’ispirazione in quei cimiteri di cose inutili.
Si dormiva nel retrobottega, il letto era stretto, il materasso raspava la schiena, eppure non l’avrei scambiata quella branda, con il palazzo reale.

Adesso puoi lasciarmi... addio
Adesso puoi lasciarmi... addio

Ma nessuno ce li comprava quei capolavori, e non si batteva un chiodo, e qualche volta si pativa la fame. Ma quando riuscivo a sgraffignare qualche soldo a mio padre, che festa e che allegria, e come passavano veloci quelle ore a mangiare spaghetti e a discutere di arte.

Adesso puoi lasciarmi... addio
Adesso puoi lasciarmi... addio

Sveva chiede al padre i soldi per far curare Sebastian in un Ospedale privato, ma il padre non ne vuole sentir parlare.

Sveva: Ragioni come un ottuso! Padre di Sveva: Ragiono come un padre che ha avuto per sua sfortuna una figlia pazza e sballata. Ed io, purtroppo, devo proteggerti da te stessa.  Sveva: Ti ho chiesto solo uno schifoso maledetto milione, per un poveraccio che sta morendo! Padre di Sveva: Ti abbiamo salvata, ti abbiamo aiutata, stai per sposare un ragazzo onesto, buono ed equilibrato. Il discorso è chiuso. Sveva: E invece è appena cominciato, papà. Non posso tollerare che Sebastian muoia come un cane, in una corsia d’ospedale.

Adesso puoi lasciarmi... addio

Sveva chiede ad Ermanno, il suo futuro marito, il milione che serve a Sebastian, ed Ermanno,  come sempre, si dimostra comprensivo e tollerante.

Sveva: Perchè ti sei ridotto così Sebastian? Sebastian: Tu non conosci il piacere sottile della disperazione.  Forse hai ragione tu, sono un fallito, uno che s’illude di essere un genio e che ha il terrore della realtà. Sono stato una bestia con te, e ti ho persa. Tutto, nella vita, si frantuma nelle mie mani. Sveva: Sapessi che tenerezza mi hai fatto… Tu, così rozzo e antiromantico, con la mia fotografia in tasca.

Comincia per Sebastian la terapia di disintossicazione…
Sebastian: Dottore, maledetto, dammi un po’ di roba, non resisto più. Dottore: E’ un ragazzo immaturo e crudele, per me è irrecuperabile.

Adesso puoi lasciarmi... addio

Il dottore telefona a Sveva, Sebastian se ne è andato, facendosi ridare i soldi del deposito dell’Ospedale. Sveva esce in fretta e ripercorre quelle strade per lei così familiari.
Sveva: Questo selciato, che non credevo di dover calpestare più. Ed è tutto morto, qui… il cimitero dei miei ricordi, delle mie illusioni, delle mie speranze.

Sebastian la ricatta, con la sua disperazione, per farla tornare con lui.
Sveva: Va bene, resto con te, a patto che butti via quella “roba”.

 

Adesso puoi lasciarmi... addio

Sveva parla col padre: Papà mi dispiace, per quello che vi faccio, per la cattiva figura, per il dolore che dò alla mamma, e ad Ermanno. Ma non posso farci niente. Non c’è nulla di ragionevole in quello che faccio, e quindi come posso spiegarti? Padre di Sveva: Quest’uomo ti distruggerà. E’ un disonesto, un pigro, un essere immondo. Sveva: Forse hai ragione, papà, ma non posso farci niente. Padre di Sveva: Io ti cancello dalla mia vita, dai miei ricordi, per sempre. Sveva: Io continuerò a volerti bene, papà.

Adesso puoi lasciarmi... addio

E ricomincia la vita di sempre. Sebastian a creare forme, e Sveva a tentare di venderle.

Gallerista:   Sei sprecata con quel pagliaccio e invece dovresti essere l’ispiratrice di un genio. Sveva: Ognuna ha il genio che si merita. Monna Lisa ha avuto Leonardo, Jeanne ha avuto Modigliani, e io mi contento di Sebastian.

Adesso puoi lasciarmi... addio

Cucciolo 3

Cucciolo

Governante di Laura: E’ molto grave? Laura: Sì. Governante: Se è arrivato l’amore, è inutile resistergli. Le parlo come una madre, la conosco da tanto. Il suo matrimonio non è mai stato felice. Emilio non è l’uomo per lei. Laura: Non mi ha fatto mai mancare nulla. Governante: Solo la felicità, le è mancata. Le pare poco? Non ne faccia una tragedia, parli francamente con suo marito. Siamo quasi nel duemila, certe cose oggi sono all’ordine del giorno. Laura: E’ che lui ha diciotto anni. Governante: Cosa? Diciotto anni? Ma cosa mi sta combinando, signora?  E se ne esce senza aggiungere altro. Laura: “Non dirà niente ad Emilio, mi vuol bene ed è fedele. Ma anche per lei… non sono una donna innamorata, ma una matta che sta dando i numeri.”

Cucciolo

Laura discute continuamente con Andrea per lo stesso motivo…
Andrea: C’è una cosa di cui dovresti vergognarti ma non è di amare uno di diciotto anni. E’ continuare a vivere una vita vuota, fatta di un mucchio di balle, vicino ad un uomo che non ami.

 

Cucciolo
Cucciolo

Poi nella casa dove Laura vive ancora col marito viene recapitato un cucciolo, e Laura capisce che solo Andrea potrebbe aver fatto quel gesto.  Si fa coraggio e confessa al marito di averlo tradito e di volerlo abbandonare. Fa le valigie e bussa alla porta di Andrea.

 

Cucciolo

Per Laura ed Andrea comincia finalmente una nuova vita, nella quale ognuno realizza le proprie aspirazioni.  Andrea studia e Laura fa quello che ha sempre sognato: disegnare.

Mentre passeggiano insieme per la città fanno un incontro inatteso: Lulù. L’incontro è imbarazzante, ma ormai sono rassegnati al disprezzo della gente.

Laura per caso in tasca di Andrea l’indirizzo di uno specialista e si insospettisce. Lo va a trovare, e il Dottore gli confessa che Andrea soffre di un male incurabile. Stringe i denti e con Andrea fa finta di niente.
E di nuovo giornate sorridenti, solari. Momenti indimenticabili, passeggiate nei freddi pomeriggi invernali.

Cucciolo
Cucciolo

Finchè una sera…

Laura: Dottor Varda? E’ meglio che lei venga subito, si tratta di Andrea. La visita è stata lunga, eterna. Dottore: Si faccia coraggio, accade quello di cui l’ho avvertita quando è venuta a trovarmi. Laura: E’… finita? Lui adesso lo sa? Dottore: Non gli ho detto niente. Ma ora credo abbia capito. E’ questione di poco, ormai.

Cucciolo

Andrea: Ricordi? Avevo promesso che non ti avrei mai lasciata. Non ti vedo quasi più. Vienimi più vicina. Ti voglio così… Ti voglio così bene… Sono stato felice con te.

Cucciolo
Cucciolo

Si stupisce di respirare, di camminare, di vivere ancora, ora che lui non c’è più. I parenti di Andrea non l’hanno degnata di uno sguardo… Ora se ne torna verso casa, in quel grigio mattino. Accarezza quel cucciolo che lui gli ha donato, come se accarezzasse lui. Gli occhi le bruciano. C’è una luce accecante, quel mattino. E un po’ di vento… Come se fosse primavera.

Cucciolo

Cucciolo 2

Cucciolo

Cucciolo

Al ritorno c’è il marito che l’aspetta…
Emilio: Brava! E così ho scoperto che te ne stai in giro nei boschi fino a sera. Con questa umidità!
Lei non lo ascolta più. Ha vivi sulla bocca, sul viso, sul collo… i baci di Andrea.

Cucciolo
Cucciolo

Laura deve sopportare il marito e le sue raccomandazioni per tutta la sera. Poi, inaspettatamente, Andrea arriva all’albergo, ufficialmente per salutare Lulù, ma in realtà perchè vuole vedere lei. Laura si accorge che Andrea è pallido da far pena, perchè è geloso di Emilio.

Cucciolo

Il marito di Laura il giorno dopo se ne va, lasciandola sola a combattere con i suoi sensi di colpa e le sue emozioni.
Laura: “Stupida a crearti tanti problemi. Ti sei lasciata coinvolgere da un ragazzo, ti ci vuol niente a rimetterlo al suo posto. Ma a me, chi mi rimette a posto?”. Andrea ricatta Laura minacciando di baciarla davanti a tutti se non andrà nel bosco ad incontrarlo. Lei cede, molto combattuta.
Laura: Che c’entro io con te? Dovrebbe esserci Lulù al mi posto. Andrea: Ce c’entra Lulù con me? Non amo lei, io! Laura: Mi sto vergognando, come ho potuto innamorarmi di te? Andrea: Ti ho conquistata mio malgrado. Non ho proprio fatto niente per far colpo su di te. Laura: E’ vero… Ti trovavo simpatico, allegro, niente di più. Andrea: Ma anche tu mi hai conquistato tuo malgrado. Non sei mai stata maliziosa, nè civetta.

Cucciolo

Al ritorno lo scrittore Gianluca Marelli che è ospite dell’albergo, la mette decisamente in imbarazzo di fronte agli altri, vendicandosi di essere stato snobbato.  Laura si accorge di essere stata vista in compagnia di Andrea ed è presa dal panico.
Gianluca Marelli: Brucia, sa… essere respinto da una bella donna e poi trovarla appiccicata ad un ragazzino! Ma mi sono già vendicato abbastanza. Mi basta averle tolto dalla faccia in un attimo quella sua smorfietta di donna casta, tanto falsa e tanto irritante! Laura: Se ne vada!
Portiere d’albergo: Oh, signora cara… posso fare qualcosa per lei? Gianluca Marelli: Credo che abbia bisogno più che mai della sua solita camomilla.

Lacrime di fuoco le inondano il viso. Laura: Non posso sopportare che mi si parli così, eppure me lo sono meritato… non avrei mai dovuto… con Andrea. Andrea… Cosa darei perchè tu fossi davvero qui con me. Dimenticherei tutto, guardando quel tuo viso da cucciolo.

Il giorno dopo Laura lascia l’albergo. Andrea la cerca inutilmente alla reception, ma non si rassegna. Non parte più per l’Inghilterra per perfezionare l’inglese, anzi, comunica ai genitori che è inutile impedirglielo,  che è maggiorenne ed in grado di mantenersi con l’eredità della nonna, nel caso loro fossero contrari.
Squilla il telefono in casa di Laura. La governante: Mi scusi, signora. Una sua amica al telefono. Dice che è urgente. Andrea: Sono a Roma e voglio vederti… subito! Laura: Io… non voglio. E poi non… non posso uscire adesso. Andrea: Allora ci vediamo domani mattina, alle dieci. Governante: Signora, è meglio che torni da suo marito. Ma sì, ho sentito… Ho detto che al telefono c’era una sua amica, ma quest’uomo aveva una voce così disperata. E poi, crede che non mi sia accorta, quando è tornata, che qualcosa… o forse tutto è cambiato in lei?

Cucciolo
Cucciolo

Andrea La butta giù con una spinta. Affonda lo sguardo in quegli occhi spaventati.
Andrea: Ho diciotto anni e tu trentadue. Sei sposata. Sarà un casino del diavolo… Ma lasceremo che la gente dica. A me daranno del bamboccio che si fa sedurre, di te diranno che sei viziosa e dissoluta. Laura: Non potrò sopportarlo. Andrea: Preferisci che non ci vediamo più? E correre a rifugiarti nella tua rispettabilità di moglie di ottimo professionista? Senza amore, senza più niente? Laura: Cerca di capire… E’ una pazzia.
Lui la bacia, e il mondo sparisce e spariscono pena e incertezze, angoscia e vergogna. L’amore rende puro ogni gesto, ogni carezza.

Cucciolo